QUADERNO DI SPIRITUALITÀ STIMMATINA

                                                         

    

   

   Via Crucis Bertoniana

 

«Facendo la Via Crucis…»

(MP ottobre 1808) 

 

Premesse:

La Celebrazione abbia luogo preferibilmente in chiesa.

Venga collocato sul presbitero un Crocifisso ben visibile e ornato con molti fiori.

Le stazioni sono lette da un lettore ben preparato. Può cambiare ad ogni stazione.

Le invocazioni dopo le stazioni, siano, possibilmente, presentate da un animatore fisso che leggerà anche l’introduzione e intonerà i canti.

Al Celebrante spettano tutte le preghiere, la breve omelia al termine della presentazione delle stazioni, presenziare al bacio del Crocifisso, impartire la benedizione finale e il congedo.

 

Introduzione:

La vita di ogni vero discepolo di Cristo è sempre una Via Crucis.

Anche il riconoscimento delle virtù eroiche da parte della Chiesa diventa una dichiarazione ufficiale che la sofferenza e la croce hanno reso il Santo conforme al suo Maestro.

Ogni Santo ha vissuto la sua Via Crucis in quanto ha saputo mettere sotto il segno del Crocifisso, in modo originale e irrepetibile, la propria esperienza umana e cristiana.

In s. Gaspare bertoni, la via crucis assume una tonalità caratteristica che potrebbe essere sintetizzata nelle parole del Vangelo: “Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra: Non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare... (Mt 10, 34).

 

Il motivo della separazione, della divisione, è costante nella vita di S. Gaspare. È Dio che opera gradatamente nella vita di chi gli si è abbandonato completamente, per separarlo da tutto e da tutti e unirlo profondamente a Sé.

Nella meditazione e nella preghiera, intendiamo ripercorrere la vita di S. Gaspare Bertoni per mettere in risalto le tappe del suo cammino di configurazione a Cristo Crocifisso.

La sua intercessione ci ottenga di realizzare anche in noi un ritratto di Gesù Cristo.

 

Celebrante: Nel nome del Padre

Tutti: Amen.

Celebrante: con opportune parole, dispone il popolo all’ascolto e alla preghiera.

 

Stazione prima: divisione in famiglia.

 

Quella di S. Gaspare non era una famiglia modello. Dissestata economicamente e fallita moralmente, finisce per procurare al Santo i contraccolpi della inevitabile divisione, sia dell’ingente patrimonio che, sopratutto, degli stessi genitori. D. Gaspare è alla vigilia della sua Ordinazione Sacerdotale.

Se il Sacerdote è un altro Cristo, il Chierico Bertoni ne sta assimilando i caratteri: Tale infatti - dice la lettera agli Ebrei era il Sommo Sacerdote che ci occorreva: santo, innocente, senza macchia, separato dai peccatori.... (Eb 7, 26).

 

La morte della sorellina Metilde, lo aveva diviso dall’affetto fraterno; la separazione consensuale dei genitori lo divide dalla sicurezza gratificante di una famiglia unita e calda.

La freddezza del padre, che sfocerà in aperta contrarietà nei confronti del figlio, resta una spina dolorosissima nella vita del Santo, appena compensata dall’amore della madre e per la madre. Il Padre non terrà fede nemmeno agli impegni economico-giuridici assunti nei confronti del Figlio Sacerdote, negandogli per molto tempo il contributo patrimoniale al quale si era impegnato in vista dell’Ordinazione.

Identico comportamento egli terrà nei confronti della moglie separata. Per ben due volte il Santo è costretto a trascinare il genitore in tribunale per salvaguardare la giustizia e la reputazione dei suoi cari.

L’assimilazione del Bertoni al Crocifisso, comincia con queste sofferenze procurategli dall’ambiente familiare. Anche di Gesù è detto: Neppure i suoi fratelli credevano in lui. (Gv 7, 5).

Ogni vocazione nasce nella famiglia, anche quella alla vita consacrata e al Sacerdozio. Ma può accadere che la famiglia, o qualche componente di essa, non sia pienamente riconoscente per il dono ricevuto: quando non si oppone con palese ostilità alla sua realizzazione.

Quanti Sacerdoti e quante anime consacrate hanno trovato, e trovano, proprio nella loro famiglia, la prima stazione della loro via crucis.

 

Santa Famiglia di Nazaret, guarisci le nostre famiglie,

- quando sono infette dall’egoismo.

- quando sono ferite dalla piaga della separazione e del divorzio.

- quando vengono meno al loro compito educativo.

 

Preghiamo:

O S. Gaspare Bertoni, che nella tua preziosa vita hai sofferto la divisione e l’instabilità della tua famiglia, intercedi presso Dio Padre perché doni alle nostre famiglie, l’unità, la solidità e la perseveranza nelle virtù sul modello della Famiglia di Nazaret. Te lo chiediamo come figli e discepoli. Amen.

 

Canto: Santa Madre deh, voi fate

 

 

Stazione seconda: divisione della sua città.

 

“Fidiamoci di Dio, che è un bel fidarsi”.

 

Verona è la città di S. Gaspare. In essa il Santo nacque, visse e morì. È come la sua Gerusalemme; e come Gerusalemme, è invasa e occupata militarmente dagli stranieri.

Come Gesù, anche il Bertoni estese le sue cure spirituali e materiali a tutti, occupanti compresi.

Il Chierico Bertoni è studente al primo anno di teologia, quando Verona cade in mano dei Francesi di Napoleone. Da sedici giorni ha ricevuto i primi Ordini Minori, quando scoppiano le Pasque Veronesi. La sua ascesa al Sacerdozio è ritmata dallo studio e dalla preghiera: ma anche dal rombo del cannone e dal dolore per le tante vittime spesso innocenti.

Francesi e Austriaci si alternano nella occupazione della città, fino a quando non decidono di spartirsela; il fiume Adige sarà il confine: a destra i Francesi, a sinistra gli Austriaci. Lo sbandamento è grande, i disagi della popolazione immensi.

Sotto l’aspetto pastorale, le difficoltà sono facilmente immaginabili.

Ma lo zelo e la carità apostolica del Bertoni non gli fanno risparmiare rischi per superare ogni barriera. Ordinato Sacerdote, fonda proprio in questo periodo gli Oratori Mariani per salvaguardare i ragazzi e le ragazze dai venti libertini che soffiano sulla città. Ben presto però è preso di mira dalla polizia; diventa un sorvegliato speciale. Deve chiudere i suoi fiorentissimi Oratori. La sua immensa sofferenza è sempre ben controllata e temperata dal suo consueto abbandono in Dio.

In un tempo di grandi ideali unitari e pacifisti in Europa e nel mondo può sembrare piccola cosa parlare della divisione di una città dell’Ottocento. Ma certi frutti si colgono da piante che hanno radici molto profonde: il ministero apostolico dei Santi è una di queste. Purtroppo anche oggi, nelle nostre piccole comunità, la divisione è sempre in agguato.

Perfino nelle nostre Parrocchie spesso il lavoro pastorale viene vanificato dalle divisioni.

S. Gaspare Bertoni, che ha sofferto la divisione forzata del suo gregge, ci aiuti con la sua intercessione a superare tutte le divisioni arbitrarie e pretestuose, per vivere l’unità raccomandata da Gesù.

 

S. Gaspare Bertoni, unisci la nostra città!

 

- quando l’interesse particolare rischia di prevalere su quello comunitario.

 

- quando siamo tentati di classificare i fratelli in amici e nemici.

 

- quando nel trattare con il prossimo, al criterio dell’amore sostituiamo quello della razza, della lingua, del sesso e della religione

 

Preghiamo:

O S. Gaspare Bertoni che nel fiore della tua vita sacerdotale, hai sofferto la divisione politica, amministrativa e pastorale della tua città, intercedi presso Sua Divina Maestà affinché coloro che oggi si sforzano di costruire la città a misura d’uomo e nella pace, non si affatichino invano. Te lo chiediamo per l’amore che hai portato alla tua città. Amen.

 

Canto: Santa Madre...

 

 

Stazione terza: divisione dai beni.

 

Fidiamoci di Dio, che è un bel fidarsi.

Per il Sacerdote Gaspare Bertoni, la separazione dai beni di sostentamento, cominciò molto prima che egli si ritirasse alle Stimmate e vivesse, con i suoi compagni, “alla maniera dei religiosi”.

Egli infatti, pur potendo condurre una vita agiata, trovò sempre modo di vivere da povero, sia per gli interventi provvidenziali delle circostanze, sia per le proprie spontanee scelte.

Così l’incapacità amministrativa del padre, lo stato di guerra quasi permanente e le sue volontarie rinunzie alle varie eredità che gli spettavano, lo portano di volta in volta, a rivolgersi a Dio, ora per invocarlo come unico Padre alla maniera di S. Francesco d’Assisi, ora per ringraziarlo di avergli dato la grazia di ereditare virtù e non “spazzature”.

Alla sobrietà e alla povertà, il Santo educa anche i ragazzi dei suoi Oratori. Essi impareranno a dormire nei fienili, a mangiare fagioli bolliti, a marciare senza lamenti, e a vegliare in ginocchio sul nudo pavimento delle chiese.

D. Gaspare, senza pose e con umile disinvoltura, dà l’esempio vegliando accanto a loro nella preghiera, nella meditazione e nello studio.

Era stato ragazzo anche lui; sapeva che l’austerità nel dormire - vedi la ghiaia sotto le lenzuola, - nel vestire - vedi l’episodio dal sarto - e in tutto il resto - vedi il comportamento durante la distribuzione della merenda a scuola, - o lo si impara presto, o dopo sarà più difficile. Lo capiranno a loro spese i compagni delle Stimmate quando, su questo argomento, si permetteranno di scherzare, come il buon P. Michelangelo e i suoi celebri dadi di formaggio… Nel nostro mondo edonistico e dagli intollerabili squilibri economici abbiamo bisogno di ricuperare sobrietà ed essenzialità - spirito di condivisione e fiducia nella Provvidenza.

S. Gaspare Bertoni, che ha vissuto alla lettera le parole di Gesù: Chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo (Lc 14, 33). Ci mostra come è possibile staccarsi dagli idoli del consumismo per divenire Vangeli viventi anche nel nostro tempo.

 

S. Gaspare Bertoni, rendici ricchi delle tue virtù.

 

- Tu che consideravi spazzatura le ricchezze del mondo.

 

- Tu che hai scelto di lasciare gli agi e le ricchezze per vivere la povertà.

 

- Tu che hai vissuto sempre abbandonato in Dio e nella sua Provvidenza.

 

Preghiamo:

Ti lodiamo e ti ringraziamo, o Padre, per aver operato nel cuore di S. Gaspare Bertoni, l’assimilazione al tuo Figlio umile e povero - e donaci per intercessione del tuo Servo, di fare anche in noi, il ritratto del tuo Figlio. Egli è Dio e vive e regna… - Amen.

 

Canto: Santa Madre...

 

 

Stazione quarta: divisione dai discepoli.

 

 "Fidiamoci di Dio, che è un bel fidarsi".

 

Il 4 novembre 1816, il Bertoni si ritira con pochi compagni, alle Stimmate per seguire la voce del Signore che lo sceglie per una missione di più pieno servizio alla Chiesa.

Non si sa ancora bene che tipo di "opera" fosse: se una scuola, dal momento che vi si insegnava, e con quale impegno! Se una comunità di predicazione, dal momento che si era pronti ad ogni chiamata, specie del Vescovo, e si faceva catechesi in tutti i modi e con tutti i mezzi. Se una nuova congregazione, dal momento che vi si viveva alla maniera dei religiosi.

Una cosa è certa: questo essere pronti a tutto per la gloria di Dio e il servizio ai fratelli, si rivela un carisma nuovo e attraente per molti che accorrono alle Stimmate, fosse pure con la sola prospettiva di contar per uno.

Ma ecco la croce e la sofferenza insinuarsi anche in un programma già tanto impegnativo per i rigori della disciplina e le scelte di povertà. Alcuni compagni di D. Gaspare sono ben presto trapiantati in cielo; altri abbandonano, e D. Bragato, il 'suo' D. Luigi, viene richiesto a Vienna, alla Corte Imperiale, come confessore...

Ciò che agli occhi del mondo avrebbe potuto essere visto come un colpo di fortuna, diventa per il Bertoni, una nuova stazione della sua via crucis. Per un motivo o per l’altro. Egli si vede diviso dai suoi discepoli e costretto a godere della loro comunione in modo solamente spirituale.

Abbandonato in Dio, egli si tiene le virtù dei deceduti, rinunciando sistematicamente ai beni lasciatigli in eredità; e dal prediletto di Vienna riceverà, e con riconoscenza, soltanto l’augurio per il nuovo anno “comprese anche le croci”. Respingerà tutto il resto, compresi i talleri per la celebrazione di Sante Messe.

Questa divisione dai suoi discepoli e figli, raggiungerà il suo culmine nel momento della morte. Il Santo morirà mentre i 'suoi' saranno nelle parrocchie cittadine a far quel catechismo dal quale nemmeno l’agonia del Padre può giustificare l’assenza.

Questa stazione della via crucis del Bertoni sembra, per molti aspetti, sempre in atto...

 

S. Gaspare Bertoni, donaci il distacco da noi stessi.

 

- quando ci sembra di aver accumulato meriti sufficienti per meritare il Paradiso.

 

- quando ci sembra di poter pretendere l’attenzione e il servizio degli altri.

 

- quando ci arroghiamo tutti i meriti e respingiamo le colpe.

 

Preghiamo:

O S. Gaspare Bertoni, che nel tuo servizio di Fondatore di una famiglia religiosa, hai trovato nuovo motivo di sofferenza e di immolazione, intercedi presso i SS. Sposi, Maria e Giuseppe, Patroni della tua Opera, perché effondino grazie abbondanti su coloro che si apprestano a costituire una nuova famiglia.

Te lo chiediamo fiduciosi nei meriti del tuo carisma di Fondatore. Amen.

 

Canto: Santa Madre...

 

 

Stazione quinta: divisione dall’attività.

 

 “Fidiamoci di Dio. che è un bel fidarsi”.

 

La croce della divisione sta raggiungendo il Calvario nella segregazione del Santo nella sua cameretta ivi costretto dalle ricorrenti malattie ed infermità. Resta così come tagliato fuori dalla vita di attività apostolica e pastorale diretta alla quale il suo zelo lo spingeva.

Anche se la sua camera diventerà un punto di riferimento per quanti, e sono molti, trovano nel Bertoni l’angelo del consiglio, egli resta tuttavia un 'recluso'. Per ben dieci anni, egli sarà impedito perfino di celebrare la S. Messa. Egli soffre questa impotenza apostolica. Ma ai Santi, tutto serve per avvicinarsi a Dio. Così, a chi gli chiede notizie, risponde: Sono alla scuola di Dio.

Il pregnante significato di questa espressione, non è comprensibile se non alla luce di quel totale abbandono alla Volontà di Dio che per il Bertoni costituisce l’impegno apostolico per eccellenza e lo scopo di tutta la sua vita. Essere allora alla scuola di Dio significa profonda imitazione del 'segregato' di Nazaret, mediante spogliamento completo della propria sufficienza, coscienza piena della dipendenza da Colui che lo ha inviato in missione, piena assunzione delle condizioni di vita comuni a tutti gli uomini, gioia trepidante di poter mettere a disposizione di Dio la propria precarietà. Con questo spirito resta tuttavia a disposizione sempre di tutti.

Alla scuola di Dio, adagiato su quella poltrona a braccioli, che funge di volta in volta, da banco di scuola, da pulpito, da altare e da croce, il Bertoni ha così sperimentato sia il Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato (Mt 27, 46), quanto l’attirerò tutti a me (Gv 12, 32).

 

Sono alla scuola di Dio.

 

- O S. Gaspare Bertoni, che hai sofferto la solitudine e l’inattività forzata, donaci, nelle prove della vita di ripetere con te: Sono alla scuola di Dio.

 

- O S. Gaspare Bertoni che nella tua segregazione hai imitato la vita nascosta di Gesù a Nazaret, donaci, nelle nostre piccole o grandi crisi, di ripetere con te: Sono alla scuola di Dio.

 

- O S. Gaspare Bertoni che hai trasformato la tua segregazione in missione apostolica, donaci, nei nostri esteriori insuccessi, di ripetere con te: Sono alla scuola di Dio.

 

Preghiamo:

O Padre, che nel processo di assimilazione al Figlio tuo hai reso partecipe S. Gaspare Bertoni del nascondimento di Nazaret, fa’ che sul suo esempio e per sua intercessione, possiamo anche noi valorizzare ogni istante della nostra vita per compiere la tua volontà.

Tu che vivi... - Amen.

 

Canto: Santa Madre...

 

 

Stazione sesta: Divisione nella malattia.

 

“Fidiamoci di Dio. che è un bel fidarsi”.

 

Pelle per pelle; tutto quanto ha, l’uomo è pronto a darlo per la sua vita. Ma stendi un poco la tua mano e toccalo nell’osso e nella carne e vedrai come ti benedirà in faccia! (Gb 2, 4-5). Questo tremendo suggerimento, sembra proprio che Satana lo abbia presentato a Dio per provare anche la fedeltà del Bertoni, come provò quella di Giobbe. Alla lettera S. Gaspare è toccato nella carne e nell’osso.

Un male oscuro quanto tremendo e refrattario ad ogni cura medica, costringe il Bertoni a sperimentare sulla carne, gli strumenti del chirurgo.

Il primo intervento sulla gamba malata non ha esito favorevole; ce ne vorranno circa trecento con terribili tagli, alcuni dei quali più lunghi di una spanna. (Lenotti). Si tratta di incisioni interne ed esterne, che talora giungevano fino all’osso, di corrosioni ed ustioni, eseguiti secondo i metodi di una chirurgia ancora rudimentale, che non conosceva anestetici. Gli spasimi si prolungavano per tutto il periodo del drenaggio, che si effettuava con applicazione di batuffoli di filacce e garza sulle ferite per impedire che si chiudessero superficialmente, e per assorbire il pus che si andava formando all’interno. Lo spasimo era dei più atroci e lasciava sempre il paziente in preda alla febbre per due o tre giorni. (P. Nello Dalle Vedove: S. Gaspare Bertoni, p. 229).

Come Giobbe, il Bertoni sopporta pazientemente e prega. “Toccalo nell’osso” aveva detto Satana. Per togliere la carie che aveva intaccato l’osso, si dovette procedere alla trapanazione del femore. Solo in questa circostanza “il volto del Bertoni si rigò di silenziose lacrime” (ivi p. 230); ma non smise di benedire il Signore. Eccolo il suo ritornello: “Il Signore mi trattiene sotto i ferri e i coltelli. Sia benedetto! Mi basta che Egli sia servito”.

Il Santo soffre la rottura e la divisione nella sua stessa persona; ma sa che le anime, Cristo le redime pagando con il sangue. Quanti vogliono associarsi all’opera della Redenzione devono fare altrettanto. Il Bertoni sente quanto sia inadeguata anche la più grande sofferenza per uno scopo così alto. Ormai la sofferenza gli è divenuta una necessità apostolica. A chi gli chiede se ha bisogno di qualcosa, egli risponde: “Ho bisogno di patire”.

Quale lezione per noi che rifuggiamo la sofferenza con il pretesto che a salvare le anime è l'amore, non il dolore. Ma l’Amore si è fatto Crocifisso perché non vivessimo di illusioni.

 

“Ho bisogno di patire”.

 

- O S. Gaspare Bertoni che hai trascorso metà della tua vita afflitto da dolorosissima malattia, donaci di superare la tentazione di una vita comoda, ripetendo con te: “Ho bisogno di patire”.

 

- O S. Gaspare Bertoni che hai condiviso nelle tue carni martoriate dagli interventi chirurgici, le stimmate della Passione, donaci, nelle nostre malattie, di ripetere con te: “Ho bisogno di patire”.

 

- O S. Gaspare Bertoni che alla Scuola di Dio sul letto del dolore, hai appreso la vera scienza di Gesù Crocifisso, donaci di imparare da te a ripetere: “Ho bisogno di patire”.

 

Preghiamo:

Ti ringraziamo o Padre, per lo spirito di fortezza che hai dato a San Gaspare Bertoni nelle sofferenze della sua malattia: e fa’ che per i meriti delle Sacre Stimmate del tuo Figlio che egli ha devotamente venerate, siamo anche noi resi forti nelle nostre sofferenze.

Per Cristo Nostro Signore Crocifisso. Amen.

 

Canto: Santa Madre…

 

Stazione settima: divisione dalla volontà.

 

 “Fidiamoci di Dio, che è un bel fidarsi”.

 

Con questa meditazione, entriamo in quell’abisso di umiltà che costituisce una delle note più caratteristiche della spiritualità di S. Gaspare.

Ancora dodicenne, decise di ripetere un anno scolastico per dimostrare a sé stesso e agli altri, che egli si applicava agli studi non per il conseguimento di riconoscimenti umani, ma unicamente per adempiere la Divina Volontà di Dio.

Da prete, egli è tutto teso a cogliere ed a eseguire la Volontà di Dio manifestata di volta in volta, dal suo Parroco che lo invia come Missionario dei fanciulli; dal suo Vescovo che lo invia Missionario dei seminaristi; dal Papa che lo invia come Missionario Apostolico a predicare la Parola di Dio.

Eccellente predicatore, S. Gaspare ha, fin dalle sue prime prediche, l’attenzione e la cura di non dire mai niente di proprio, ma tutto avvalorare con l’autorità della Scrittura, dei Padri, del Magistero, e di chiunque altro gli possa servire per tenersi nascosto...

Consigliere stimatissimo tanto di Vescovi e Imperatori, quanto della povera gente, egli ha sempre modo, dopo aver esposto il suo parere, di far sapere che altri avrebbero consigliato meglio di lui... Egli ha una sola volontà: restare rintanato nel suo buseta e taneta affinché la sua personalità così dotata intellettualmente e spiritualmente, non agisse da filtro frenante a quanti cercavano, per suo ministero, Dio e la strada più consona per raggiungerlo.

Con il mandato definitivo, quello di Missionario della Croce, avuto direttamente dal Crocifisso (estasi del 30 maggio 1812: “Guarda questo mio Cuore”), egli arriva a identificare la propria volontà con quella di Dio vedendola in presa diretta, ora nel Fratello infermiere, al quale domanda se andrà al Camposanto...; ora nei chirurghi ai quali si premura di far sapere che di lui possono fare quello che vogliono; ora nella gente che egli riceve sempre con il sorriso, anche quando...

In S. Gaspare Bertoni, volontà propria e Volontà di Dio sono un tuttuno: per vivere e morire in piena libertà.

 

S. Gaspare, ottienici la libertà di obbedire.

 

- quando la radice del peccato originale fa ancora germogliare in noi la volontà di ribellarci a Dio.

 

- quando i comandamenti del Vangelo ci sembrano troppo difficili...

 

- quando confondiamo la libertà con la schiavitù delle nostre passioni...

 

Preghiamo:

O Signore Gesù che hai reso partecipe S. Gaspare Bertoni dell’abisso di umiltà da te vissuto quando sei venuto per compiere la Volontà del Padre, fa’ che, per i suoi meriti e la sua intercessione, otteniamo anche noi la grazia di obbedire sempre al Vangelo per godere della libertà dei Figli di Dio.

Tu che sei Dio e vivi e regni... Amen.

 

Canto: Santa Madre…

 

 

Stazione ultima: divisione dalla storia.

 

 “Fidiamoci di Dio che è un bel fidarsi”.

 

Il Bertoni non avrebbe mai avuto un album fotografico. Non perché non avesse avuto momenti belli e importanti da immortalare; ma perché di sé non voleva immortalare proprio un bel niente.

Egli vive la sua storia staccato completamente da tutto ciò che avrebbe potuto coinvolgerlo in affari e negozi di questo mondo, o che non fossero in diretto riferimento ai suo ministero sacerdotale.

Così, sotto l’aspetto scientifico, egli è aggiornatissimo e ci tiene a formare una biblioteca che è ancora oggi un monumento; ma durante l’esibizione dell’uomo in mongolfiera, l’unico a non affacciarsi alla finestra è lui; non per disinteresse circa i progressi della scienza, ma perché gli sta più a cuore l’incolumità dell’audace protagonista per il quale si raccoglie a pregare.

Sotto l’aspetto economico, acquistato un podere per la comunità, si onora di donarlo al Papa, provocandogli lacrime di commozione in un tempo nel quale da molte parti, gli si provocavano lacrime di amarezza.

Sotto l’aspetto culturale, pur dottissimo e intellettualmente superdotato, egli non produce alcuna opera letteraria, né sacra né profana.

Sotto l’aspetto organizzativo, egli indugia a stendere le Costituzioni della sua nascente congregazione per la convinzione che aveva di “non esser uomo da fondar religioni”; e quando si deciderà, le scriverà goccia a goccia, scopiazzando da tutte le parti.

Sotto l’aspetto politico, i vari sommovimenti, le guerre, le formule di governo e cose simili, lo vedono staccato ed estraneo. Perfino nel ricevere Principi e Imperatori, egli ha modo di evitare ogni onore e ogni riconoscimento.

Questo non perché non gliene importasse delle vicende della sua epoca, che anzi seguiva e faceva seguire sul giornale, ma per viverla e vivificarla al di fuori delle animosità di parte e poter cogliere anche negli avvenimenti più tragici, l’espressione d’amore di “Sua Divina Maestà”.

Questo atteggiamento lo porta allora, non nei centri di potere per fare l’agitatore politico, ma nelle carceri dove giacciono le vittime di certi equilibrismi politici; non sulle piazze a sciorinare slogan e promesse vane, ma negli ospedali dove soffrono gli innocenti presi a cannonate o preda delle ricorrenti epidemie; non fonda sindacati, ma tratta fraternamente quanti gli prestano la loro opera.

Egli sa che la storia dei libri è fatta dai cosiddetti grandi; ma quella vera è fatta dalla povera gente che soffre. Si stacca allora da tutto ciò che avrebbe potuto, in qualche maniera, immortalarlo in chiave di riconoscimenti umani: santa allergia per tutto ciò che passa... profondo coinvolgimento in tutto ciò che può essere trasformato in Amore Eterno.

 

S. Gaspare Bertoni, donaci il vero senso della storia.

 

- per vivere la nostra vicenda umana orientati verso l’eternità.

 

- per dare il dovuto spazio all’Amore, oltre che alla Giustizia.

 

- per consumare la nostra esistenza a completo servizio di Dio e dei fratelli...

 

Preghiamo:

Santi Sposi Maria e Giuseppe, che avete saputo vivere la pienezza della storia totalmente abbandonati a Colui che è Potente, fate che tutti coloro che si abbeverano alla sorgente del carisma bertoniano, siano saziati dal desiderio di Dio in questa vita per meritare di goderlo nell’eternità.

Ve lo chiediamo per intercessione di Colui che vi ha posti a Patroni della sua Famiglia Religiosa. Amen.

 

Breve omelia, secondo l’opportunità

 

 

Litanie di s. Gaspare Bertoni

 

Signore pietà. Cristo pietà. Signore pietà

Cristo ascoltaci. Cristo esaudiscici.

S. Gaspare Bertoni, prega per noi.

S. Gaspare Bertoni, Missionario Apostolico

S. Gaspare Bertoni, Icona del Crocifisso

S. Gaspare Bertoni, Voce fedele della Parola di Dio

S. Gaspare Bertoni, adoratore dell’Eucaristia

S. Gaspare Bertoni, fedele amministratore dei doni dello Spirito

S. Gaspare Bertoni, modello di santo Abbandono

S. Gaspare Bertoni, cantore delle nozze spirituali con Cristo

S. Gaspare Bertoni, perla nascosta del clero veronese

S. Gaspare Bertoni, amico dei piccoli

S. Gaspare Bertoni, delizia dei fanciulli

S. Gaspare Bertoni, guida dei giovani

S. Gaspare Bertoni, educatore dell'umanità

S. Gaspare Bertoni, maestro dei figli del popolo

S. Gaspare Bertoni, pastore dei futuri pastori

S. Gaspare Bertoni, difensore della dignità sacerdotale

S. Gaspare Bertoni, costruttore di Chiese

S. Gaspare Bertoni, confidente del Cuore di Cristo

S. Gaspare Bertoni, innamorato dei Santi Sposi Maria e Giuseppe.

S. Gaspare Bertoni, Padre della famiglia stimmatina

S. Gaspare Bertoni, regola vivente di santità.

S. Gaspare Bertoni, docile alunno alla scuola di Dio

S. Gaspare Bertoni, aiuto dei Vescovi

S. Gaspare Bertoni, consolazione del Vicario di Cristo

S. Gaspare Bertoni, balsamo dei sofferenti

S. Gaspare Bertoni, conforto dei condannati a morte

S. Gaspare Bertoni, abisso di umiltà

S. Gaspare Bertoni, coraggioso soldato di Cristo

S. Gaspare Bertoni, ilare gestore dell’età avanzata.

S. Gaspare Bertoni, modello di pazienza sotto i ferri e i coltelli

S. Gaspare Bertoni, bisognoso di patire

S. Gaspare Bertoni, nascosto nelle Piaghe di Gesù

S. Gaspare Bertoni, frutto prezioso della Pasqua di Cristo

Agnello di Dio...

 

- Bacio del Crocifisso.

 

- Benedizione finale con la seguente formula:

“Per i meriti della preziosa croce e delle Piaghe del Nostro Redentore, vi benedica Dio Onnipotente, Padre e Figlio e Spirito Santo. Amen.

 

Al congedo: “Gli esempi e i meriti di S. Gaspare Bertoni sostengano il vostro cammino verso la Pasqua eterna, andate in pace!”.

Tutti: Rendiamo grazie a Dio e... fidiamoci di Lui che è un bel fidarsi!

 

Canto finale: Inno a San Gaspare Bertoni

 

Rit. Invoca su noi la grazia del Signore

perché rifiorisca in noi la fede.

Tu che ci additi le Stimmate di Cristo

ed ai Santi Sposi il tuo amore ci diede.

 

1. Gesù ci ha rivelato che Dio è premuroso;

a tutti provvede il suo amor di Padre.

In Lui abbandonato San Gaspare sei stato

come un bambin riposa in braccio di sua madre.

 

2. Con umiltà e riserbo San Gaspare hai vissuto

aperto solamente alla Bontà Infinita,

seguendo da vicino l’esempio di Gesù

che sempre hai imitato in tutta la tua vita.

 

3. Sulle orme del Maestro, la povertà hai amato

fuggendo le ricchezze come la spazzatura,

così della Montagna il Discorso hai praticato

del Regno dei Cieli varcato hai le mura.

 

4. Un giorno hai affermato: “Bisogno ho di patire”

rendendo i tuoi tormenti segno di redenzione

così hai imitato l’Apostolo San Paolo;

“Con Cristo ho accettato la mia crocifissione”.

 

5. La via hai insegnato di vera santità:

“buseta e taneta”, come iniziazione,

passando per la croce del proprio servizio

raggiungere la gloria della Risurrezione.