LA PRIMA NOTTE IN MARE

Ci ritirammo in cabina, lieti, augurandoci un viaggio felice. Pregammo insieme. Poi stanchi per tutte le fatiche e le emozioni del giorno, ad uno ad uno ci coricammo nelle nostre povere cuccette.

È difficile descrivere e mi sembra anche difficile immaginare i sentimenti che si provano la prima notte che si passa in nave, nel momento stesso che si abbandona patria, famiglia, amici, le cose più care, con il triste presagio di non rivedere forse più nessuno. Tutte le più belle scene di affetto passarono, come in una film vissuto, dinanzi alla mia mente. Rivedevo mia mamma, mi sembrava di udire ancora la sua voce, l'atto commovente con cui mi lasciò, le sue lacrime, la sua rassegnazione. Rivedevo mio padre, quasi muto nel dolore della separazione; le mie sorelle, col loro gemito «non ti rivedremo più»; tutta la scena dell'addio al mio paese.

E la mia fantasia mi conduceva a Verona... e rivivevo in mezzo ai miei cari giovani, nel loro gaio chiacchierio, sorridenti, allegri, buoni; ascoltavo le loro parole d'augurio, rileggevo le loro lettere traboccanti d’affetto e di nobili sentimenti; accoglievo in me anche i gemiti delle loro anime straziate, ma forti, generose, in un continuo sacrificio per la loro vocazione. E nel mio cuore li benedicevo, li raccomandavo a Dio. E i miei cari superiori... oh! come erano vive le loro immagini nella mia mente!

Tutto rivedevo: i miei compagni, col loro entusiasmo, con la loro santa invidia...

Eppure questi dolci e cari ricordi non mi rattristavano. Sentivo in me una gioia così grande, ch’io non sapevo spiegarmi. Era la Cina che mi assorbiva, era il mio futuro, sublime apostolato che mi dava forza, che non permetteva al senso nostalgico della separazione di prendere il sopravvento.

Vedevo i cinesetti, mi contemplavo missionario, pieno di attività, nelle fatiche, nelle gioie, nelle tristezze, nelle consolazioni della vita di missione. Mi sembrava di essere pieno di entusiasmo, e che la carità di Cristo mi spingesse. E mi addormentai; assopito dal cupo rumore del mare agitato dalle onde che fremevano intorno alla nave, dal sordo e lungo fischio del vento, da quel senso triste di monotonia, che mi circondava.