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Scuola Apostolica Bertoni. Uno spaccato di vita durante e dopo la guerra.

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L’eredità di Bianca Steccanella

 

La sig.na Bianca Steccanella, dopo la morte della sorella, visse ritirata nella casa paterna di Cazzano di Tramigna. Era d’età avanzata (80 anni) ma godeva buona salute, compatibilmente con i limiti e gli acciacchi della vecchiaia. Era l’immagine vivente degli Steccanella, ne esprimeva le doti e ne conservava il ricordo. Passava il suo tempo nelle pratiche religiose, nell’esercizio della beneficenza, custodendo le tombe dei suoi cari, sepolti nel cimitero della parrocchia.

Teneva relazioni di stima e d’amicizia con gli Stimmatini, specialmente con p. Albino Cassini e la comunità di Cadellara e interveniva spesso alla s. Messa che si celebrava in quella cappella in suffragio di Mino o per i genitori di lui. Morì piamente a Cazzano il 10 novembre 1977, all’età di 82 anni e fu tumulata in quel cimitero, nella tomba di famiglia.

L’attaccamento affettivo e la "dipendenza" che aveva avuto nei confronti di Micaela continuò anche dopo la morte di lei. È quanto appare con evidenza nel testamento scritto il 6 ottobre 1975. Con esso Bianca destinava tutti i suoi beni alla Scuola Apostolica Bertoni. La forma e la sostanza si rifanno ai testamenti dei coniugi Turco, cioè alla bozza stesa a suo tempo dal notaio Antonio Cicogna. (DOC. 5).

Così tutte le proprietà degli Steccanella passavano agli Stimmatini per comune volontà delle tre sorelle Micaela, Bianca e Luisa. Le ultime due "contagiate" dall’esempio della prima, e (vogliamo e dobbiamo aggiungere), soprattutto a motivo della simpatia e stima che tutte e tre nutrivano verso gli Stimmatini e la loro opera. Luisa, che morì dopo Bianca (17 giugno 1978) e fu sepolta pure nella tomba degli Steccanella a Cazzano, non possedeva beni immobili. Bianca invece non teneva grandi somme ma conservava la proprietà della casa paterna e di un appezzamento di terreno agricolo sito in Cazzano, della superficie di Ha 10.59.13.

Il testamento della sig.na Bianca, letto in Consiglio Provinciale, ci lasciò tutti perplessi ed anche imbarazzati. La volontà della defunta era certamente quella di beneficare gli Stimmatini lasciando a loro quanto possedeva, ma conteneva delle condizioni per noi assai gravose. Era fatto obbligo di costituire una comunità o un’opera stimmatina nel paese di Cazzano, precisamente nella casa paterna degli Steccanella, a scopo di culto o di beneficenza, usando come mezzo di sussistenza la rendita del fondo agricolo, rendita che era insignificante. Inoltre la casa e pertinenze dovevano rimanere inalienabili, secondo una clausola che già conosciamo. Evidentemente ella desiderava fare della sua casa di Cazzano "la copia" di quella di Cadellara, un’altra "Opera Mino Turco". (Doc. 4).

Attuare questa sua volontà ci sembrò subito assai difficile, se non impossibile. Il paese di Cazzano, sito in una vallata stretta e chiusa, lontano dai centri e vie di comunicazione, non ci sembrava adatto per una comunità religiosa. L’edificio era troppo angusto per un gruppo di ragazzi. Inoltre esisteva già una comunità di Stimmatini nella zona, a Cadellara: valeva la pena di impiantarne un’altra? Infine – tralasciando pure tutte queste considerazioni – la Scuola Apostolica in quel momento non aveva bisogno di nuovi spazi. Erano sufficienti le sedi di Cadellara e di s. Leonardo. Nel caso poi si pensasse di costituire una comunità dedita ad opere d’apostolato, la zona non era proprio tra le più bisognose.

Riflettemmo a lungo, chiedemmo luce a confratelli, a persone competenti e autorevoli e venimmo nella determinazione di non accettare il testamento della sig.na Bianca.

Tuttavia questa decisione, se ci liberava dalla responsabilità giuridica, non ci toglieva la responsabilità morale. Infatti la volontà della testatrice era chiara: i suoi beni dovevano essere destinati ad un’opera benefica, ad utilità soprattutto degli abitanti di Cazzano. Se noi avessimo rinunciato sic et sipliciter all’eredità, che cosa ne sarebbe seguito? Che tutti i beni sarebbero passati, "per successione legale", ai suoi parenti, i quali non avrebbero avuto alcun obbligo di sottostare alle disposizioni della defunta.

Scegliere quindi questa strada ci sembrava un "tradire" le generose intenzioni della testatrice e onerare la nostra coscienza della mancata realizzazione del bene da lei inteso col suo testamento.

Che fare allora? Si pensò di scegliere una terza via. Trovare cioè un’associazione che fosse in grado ed accettasse di sostituirsi a noi nel portare ad esecuzione le volontà della defunta.

Venne dato incarico a p. Albino Cassini – allora consigliere ed economo provinciale – di dare attuazione a questa prospettiva. Egli si mise subito alla ricerca e dopo poco tempo riferì in Consiglio di aver "trovato" l’ente che rispondeva in pieno alle nostre attese. Era la Pia Opera "O.A.S.I." con sede in San Bonifacio di Verona, ente che aveva per scopo l’accoglienza e l’assistenza di persone disabili. L’Associazione promanava dalla parrocchia, quindi dava piena garanzia dal lato morale, umano e religioso.

La notizia venne da noi tutti accolta non solo come una "liberazione" ma come la soluzione che rispondeva in pieno anche alla volontà della defunta.

Un giorno il parroco di San Bonifacio, accompagnato da p. Cassini, venne a Verona per incontrarsi con noi presso la Curia Provinciale. Si parlò con chiarezza ed onestà di quello che si poteva e doveva fare. Fu convenuto che noi Stimmatini cedevamo all’OASI i diritti e la proprietà di tutti i beni della defunta, e l’OASI si impegnava ad eseguire i desideri e le condizioni della defunta, espressi nel testamento.

Caduti tutti i dubbi e le perplessità, dopo tanto tempo d’attesa, si pose mano alle pratiche per l’accettazione dell’eredità Steccanella: pubblicazione del testamento, richiesta al Ministero d’essere autorizzati ad accettarlo, rogito notarile di accettazione dell’eredità, relative pratiche di voltura per il cambio d’intestazione. Soltanto in quel momento la Scuola Apostolica Bertoni diveniva legittima proprietaria dei beni della defunta e poteva quindi donarli all’ente OASI di San Bonifacio. Ciò avvenne con rogito del notaio Nicodemo Zordan il 30 ottobre 1982, cinque anni dopo la morte della testatrice.

A sua volta la Pia Opera espletava le pratiche per ottenere l’autorizzazione ad accettare la nostra donazione. Anzi procedette prima a modificare lo statuto interno, ampliando gli scopi sociali dell’ente. Mutò pure l’intestazione originaria di "Pia Opera" in quello di "IPAB", come oramai venivano denominate le istituzioni del genere. Ciò comportò un’ulteriore attesa fino al 25 gennaio 1985 quando il rappresentante legale dell’"IPAB OASI" con sede in San Bonifacio sottoscrisse l’atto di accettazione dei beni donati dalla Scuola Apostolica Bertoni. (Doc. 5).

Furono apposte nell’atto alcune clausole per noi favorevoli: "Che nel Consiglio d’Amministrazione dell’ente OASI fossero inclusi un rappresentante dell’Istituto degli Stimmatini e un rappresentante del Comune di Cazzano di Tramigna e che fossero tenute in particolare considerazione le richieste di accoglienza dei Religiosi Stimmatini, dei loro parenti stretti e degli abitanti di Cazzano di Tramigna nell’erigenda Casa di Riposo". Così, dopo sette anni, si concluse la vicenda nel totale rispetto delle pie volontà della testatrice.

Gli abitanti del comune e della zona contigua, principali beneficiari dell’operazione, dimostrarono e dimostrano a tutt’oggi la loro profonda soddisfazione per quanto è stato concluso e realizzato. E uniscono insieme – nel ricordo e nella gratitudine – la sig.na Bianca Steccanella, gli Stimmatini e l’Oasi di San Bonifacio, i quali hanno reso possibile, a titolo diverso, la creazione dell’accogliente e preziosa Casa di Riposo per gli anziani e i sofferenti a Cazzano di Tramigna.

 

 

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