2. - Un saggio completo.

Dopo due anni di gravi malattie e relative convalescenze (1812-1814) il Servo di Dio si riprese alquanto nel 1815.

Nel 1816 si trovò abbastanza in forze per partecipare, come sostituto improvvisato, ad una grandiosa Missione al popolo, che si tenne nella sua parrocchia di San Fermo Maggiore durante il mese di maggio. Promotore e direttore di essa era il Canonico Luigi Pacifico Pacetti, già più volte ricordato.

Venuto a Verona dopo aver tutto predisposto, si trovò subito avvolto in mille difficoltà, e per dirlo con le sue parole si trovò contro "scatenato tutto, ma tutto l'inferno". I due compagni prescelti erano venuti a trovarsi impossibilitati; altri ecclesiastici, molto più bisognosi che vogliosi di riforma, si unirono a fare opposizione; il sospettoso Governo d'Austria intralciò le cose quanto poté, arrogandosi senz'altro il diritto di permettere o vietare simili manifestazioni religiose.

Il Bertoni, pur essendo stato assunto d'improvviso, ebbe un ruolo principalissimo: la quotidiana meditazione al popolo. E se la cavò benissimo. Secondo un autorevole testimone: "Stava a petto del Pacetti nella felicità dell'esposizione; lo superava nell'unzione e nell'indurre l'uditore ad effettuare il proposto ravvedimento". (P. Camillo Cesare Bresciani).

La Missione, che doveva durare quattro settimane, ne durò tre soltanto: dal 4 al 26 maggio 1816.

Per qualche mese, il Bertoni coi suoi intimi cercò di prolungarne i frutti con varie industrie, e soprattutto con un intenso lavoro di confessionale.

In quella solenne manovra della strategia divina essi videro realizzato in pieno il loro ideale, e mentre per Verona quella Missione rimase famosa e senza confronto per più generazioni, per gli Stimmatini doveva essere ricordata in perpetuo. In memoria di essa ancora adesso essi recitano ogni giorno due Glori Patri ai Santi Fermo e Rustico, per ringraziare Dio di aver dato in quella occasione al loro Venerabile Padre, l'ultimo impulso a fondare la Congregazione.

Cinque mesi più tardi, nell'ottobre dello stesso anno 1816, il Pacetti volle ancora con sé Don Bertoni, per il doppio corso di esercizi spirituali al clero di Mantova. Ne rimase contentissimo; come edificatissimi ne rimasero gli uditori, i quali quarant'anni dopo ancora ne serbavano il ricordo.

Per il Bertoni fu quella l'unica sortita dalla sua diocesi; e l'opera per cui vi fu chiamato era la prima, si può dire, fra quelle per cui sentiva di dover divenire fondatore: predicazione al clero, predicazione al popolo, educazione della gioventù, scuola ai fanciulli e agli studenti ecclesiastici. Ecco tutta la sostanza del suo ideale.

Il Bertoni ebbe sempre per fermissimo principio che: “Non dobbiamo mai prevenire la volontà di Dio”, e che “siccome bisogna seguir diligentemente lo Spirito della vocazione nostra, così anche bisogna guardarsi di non fare un passo dinanzi a Lui e non mettere le mani davanti”.

E così Dio, non solo lo preparava alla sua missione qui in terra con illustrazioni spirituali ed interne, ma con un ti­rocinio pratico lo conduceva fino al giusto momento scelto da Lui per l'inizio della fondazione.

Al suo ritorno da Mantova il Bertoni, dalla casa privata presso San Fermo, sarebbe passato senz'altro a raccogliersi coi primi compagni vicino all'Oratorio delle Stimate di San Francesco. Il Canonico Pacetti, riconoscente per l'aiuto da lui avuto, gli otteneva dalla Santa Sede il titolo di Missionario Apostolico (Decr. di Propaganda del 20 dicembre 1817).

Quel documento pontificio, per la sua sostanza e nella sua lettera, avrebbe fornito al Bertoni la formula per definire il suo ideale. E qui non si deve omettere una considerazione in favore del Pacetti, che tale ideale aveva fatto sorgere nell'animo del Bertoni fin da venti anni prima. La sua fama di apostolo, la sua intraprendenza, i suoi passaggi da Verona, avevano brillato agli occhi di Don Gaspare come bellissime luci, ispirandogli grandi propositi. Con scorrere quieto e silenzioso, pur in mezzo a tanto fracasso del mondo, la piccola sorgiva del 1816 appariva alla vista concretizzata in una scuola elementare.