7 giugno

Giovanni Piccolo (fratello)

Nato 7 settembre 1909 a Concordia Sagittaria di Venezia

Professione temporanea 2 novembre 1927

Professione perpetua 2 novembre 1933

Morto a Verona 7 giugno 2008

Anni 98

 

«Signore, chiamami! Signore, chiamami!»

Questa l’invocazione che, da qualche mese in qua, di tanto in tanto, usciva dalla sua bocca e, nella notte del 7 giugno 2008, alle ore 23 e 30 circa, si è avverata all’ospedale di Borgo Trento (VR) per Fratel Giovanni Piccolo, dopo quasi quattro giorni di agonia, a tre mesi dal traguardo dei 99 anni.

Noi tutti, o quasi, lo ricordiamo, sempre fedele ed indaffarato, con i suoi vasi, scope, orti, cucine e sacrestie: e, questo, fino all’ultimo!

Probabilmente a causa del freddo e qualche goccia di pioggia, subiti mentre trasportava i vasi di fiori per preparare la cappella di S. Leonardo per la solennità del Natale (era un gusto vedere con quanta cura e … sano orgoglio adornava l’altare, la Madonna e S. Gaspare), abbiamo dovuto ricoverarlo, una prima volta, il 26 dicembre 2007. Diagnosi: Pleuropolmonite acuta che gli metteva fuori uso al 90% il polmone destro. Il medico disse: «Se ha il cuore buono, qualche speranza c’è, vista l’età perché occorre andare sul pesante: antibiotici e cortisone». Il cuore era buono!

Dimesso dopo 16 giorni con recupero polmonare del 95%, si riprende ma non del tutto. Riuscirà anche a cominciare a fare qualche passo lungo il corridoio aiutato da un girello. A metà febbraio 2008, da due giorni, notiamo sangue nelle urine per cui decidiamo il ricovero a Negrar dove, a suo tempo, era stato operato alla vescica e temevamo il peggio. Invece si scoprì derivare da ferita da catetere. I dieci giorni di ricovero a Negrar contribuirono a migliorare anche la situazione polmonare per cui rientra, provato sì, ma migliorato.

Non riprenderà più a camminare ma, grazie ai nostri infermieri e alle cuoche, riprende forze, colorito e il suo abituale spirito.

Benché in carrozzella, non rinuncia: nonostante i suoi 98 suonati da mesi, si destreggia da solo nel corridoio, in ascensore e… tra i suoi fiori sul terrazzino del terzo piano, tanto che il 1° giugno 2008, essendo di guardia, vado in camera sua, ma non c’è. Vado sul terrazzo: era là con forbici e scopa che potava le sue rose!

Martedì 3 giugno 2008, alle 14.15, P. Sergio Gaspari va, come d’abitudine, al terzo piano per assicurarsi che tutto proceda bene ed invece lo sente chiamare aiuto: era quasi soffocato dal catarro che non riusciva ad espellere.

Fatto il primo intervento del caso, ha poi chiamato il 118. Arrivati al reparto di I° Geriatria, il medico mi disse: «È gravissimo, non sappiamo se arriverà a domani!».

Proprio poco prima dell’arrivo dell’ambulanza, arrivavano da Concordia, tre sue nipoti. Hanno giusto il tempo di salutarlo.

«Quanto a me è giunto il momento di sciogliere le vele. Ho combattuto la buona battaglia, ho terminato la mia corsa, ho conservato la fede. Ora mi resta solo la corona di giustizia che il Signore, giusto giudice, consegnerà a tutti coloro che attendono con amore la sua manifestazione." (2Tim 4, 7s).

Fra Giovanni, vai in tutta serenità incontro al tuo Signore.

P. Sergio Gaspari.

Fr. GIOVANNI PICCOLO (1909-2008)

Si è spento a Verona fra Giovanin, classe 1909, il confratello più anziano della nostra Congregazione. Credo non ci sia stimmatino italiano che non l’abbia conosciuto, dai più giovani ai più anziani e non solo perché fra Giovanin ha girato parecchio per le varie comunità sparse per l’Italia, ma soprattutto perché chi passava da Verona non poteva andare oltre senza fermarsi a contemplare i fiori che sulla terrazza di san Leonardo da sempre sbocciavano a primavera. Era la stagione più bella per fra Giovanin ed è per questo che l’angelo del Signore è venuto a prenderlo in questo tempo, perché in Paradiso erano fiorite le rose, le margherite, le violette, e tutti gli altri fiori che egli ha saputo coltivare ed amare come figli.

Fra Giovanin era nato a Concordia e non ha mai dimenticato le sue radici e la cadenza della lingua della Venezia Giulia. Ha voluto essere sepolto nel suo paese che non aveva mai dimenticato e nel quale aveva ancora nipoti e parenti che gli sono stati vicini fino all’ultimo respiro di vita. Nel pellegrinaggio della sua esistenza aveva vissuto in tante comunità ma alcune sono state segnate più di altre dalla sua presenza.

Noi sessantenni l’abbiamo incontrato e apprezzato nel tempo di formazione del noviziato a Grottaferrata, sui Colli romani, dove era cuoco, ortolano, tutto fare per la giovane comunità ai primi passi nella vita religiosa. Proverbiali i suoi intrugli da cui sapeva trarre sempre pietanze squisite e pastasciutte condite di ogni ben di Dio. Ma in noviziato ci insegnava anche come pregare, lui che per lunghe ore rimaneva in chiesa con il rosario tra le mani a dire avemarie in continuazione.

Furono sue comunità amate anche quelle di Roma, a sant’Agata prima e santa Croce al Flaminio poi dove si dedicava ai servizi più umili ma indispensabili per ogni comunità: sacrista, cuoco, giardiniere, ecc. ecc.

Fu anche a Parma prima di arrivare a san Leonardo, Verona, dove visse gli ultimi decenni della sua vita. Forse era arrivato qui perché san Leonardo è la casa degli anziani e finalmente poteva riposare. Ma fra Giovanin non si è mai sentito anziano ed ha lavorato fino alla fine. Il Santuario della Madonna di Lourdes per tanti anni è stato il suo punto di riferimento, la sua Madonna che pregava in continuazione, le messe della domenica a cui ha partecipato puntualmente fino a qualche mese dalla sua morte.

Ed infine la sacrestia della comunità. Era il suo regno, dove poteva fare e disfare senza osservazioni di alcuno. E quando vedeva qualcosa fuori posto, minacciava che avrebbe abbandonato il servizio se non rientrava tutto sotto il suo controllo. Fra Giovanin era fatto così, ora ed labora, prega e lavora, come ha ben insegnato san Benedetto, padre di tutti i monaci.

Gli ultimi mesi sono stati un po’ più difficili perché una fastidiosa broncopolmonite l’aveva minato seriamente. L’aveva presa mentre accudiva i suoi fiori perché anche d’inverno c’è bisogno di manutenzione per chi deve sbocciare a primavera: la terra va rimossa, ingrassata, lavorata in modo che poi possa far fiorire i semi che riceverà.

Fra Giovanin ha ricevuto il seme della vita eterna a qualche mese dal compimento dei 99 anni, patriarca sapiente, che con semplicità e verità ci ha insegnato che il segreto della vita è nascosto nelle piccole cose.

 

 

 

Alla biografia di fra Giovanni Piccolo voglio aggiungere una storia attraverso due lettere scritte a nome suo:

 

Verona 14.5.2003

Caro dottor Manzoni, scrivo a lei a nome di Giovanni Piccolo per esprimerle la gratitudine per quanto ha fatto insieme agli altri dottori che lo hanno operato. Giovedì 3 ottobre 2002 il medico di base ordina una gastro per problemi digestivi di Giovanni Piccolo. È urgente e la visita viene fatta da Cordiano venerdì 4 ottobre 2002. I risultati sono brutti e viene chiesta una consulenza immediata al dottor Manzoni. Lei ha visto e illustrato la soluzione dell’operazione senza alcuna alternativa. Ha ordinato il ricovero per lunedì 7 ottobre. A questo punto c’è stata una specie di sosta in attesa di avere i migliori al tavolo operatorio. L’operazione è iniziata alle 7.30 e si è conclusa alle 14.20 del giorno 17 ottobre 2002 con qualche difficoltà di risveglio. Non mi sono annotato la data di trasferimento da Zavateri. Il 25 ottobre sono stato convocato da lui per organizzare la festa del 2 novembre 2002. Aveva combinato col primario Zavateri di uscire entro il 2 novembre perché scadeva in quel giorno il 75° anniversario della Professione Religiosa di Stimmatino. La prima professione religiosa l’ha fatta il 2 novembre 1927 quando aveva 18 anni. Mi ha chiesto di portare la sua veste talare dalle suore perché la stirassero. Aveva preparato nel suo armadio un pacchetto con la veste talare e tutto il resto con un biglietto: «Per vestire il morto». Pur fidandosi ciecamente di Lei, sentiva di avere molte probabilità di andare al Creatore... Alle 10 del mattino di sabato 2 novembre è venuto a casa e la cerimonia, presieduta dal Superiore Generale Andrea Meschi, giunto appositamente da Roma, si è svolta alle ore 18 nel Santuario della Madonna di Lourdes sulle Torricelle. Prima della messa ho incontrato al Santuario il prof. Zavateri. I primi di gennaio quasi voleva venire con me a Concordia Sagittaria (VE). Ma il freddo lo ha fatto desistere. Intanto il 7 novembre è venuto da me per dirmi: «Non voglio parlare male della portinaia, ma quando mi telefonano i miei nipoti, non mi dice niente! Voglio avere il cellulare, così quando esco dalla mia stanza, lo tengo in tasca e posso innaffiare i fiori con calma». Ricordo per inciso che il 7 settembre 2002 aveva compiuto 93 anni. Il 21 febbraio 2003 ha voluto essere condotto a Parma per salutare certe persone che lo conoscevano. Così sono andato e l’ho lasciato alle 10 del mattino con l’impegno di andarlo a riprendere alle 17. Era intenzionato a muoversi per Parma con i mezzi pubblici ma gli Stimmatini non glielo hanno permesso, conducendolo in macchina. Al ritorno da Parma mi ha detto che dovevo portarlo dal dottor Manzoni per dirgli grazie. Io mi sono trovato a disagio perché pensavo che il dottor Manzoni non avesse tempo per i convenevoli. Poi ogni tanto è tornato a ripetermi il desiderio di manifestarle la riconoscenza. Fino a ieri, quando mi ha detto che potevo venire anche da solo in ospedale per dirle grazie. Che se poi non la trovavo, potevo lasciar detto a qualcuno... Così ho pensato di scriverle. Le unisco anche una foto di Giovanni Piccolo che martedì dopo Pasqua ha voluto unirsi a noi che andavamo a Caorle. «Così mi porti a Concordia, che non ci sono mai andato dopo l’operazione. E voglio restare là alcuni giorni. Poi mi arrangio e torno col treno!». Fatto. A Concordia mi ha fatto stancare a girare per tutto il cimitero. Mi ha indicato dove vuole mettere la ceramica, quando muore, sulla tomba del papà. Probabilmente lei dimenticherà il volto di Giovanni Piccolo, ma non potrà dimenticare l’operazione che ha fatto. Non so chiamare l’asportazione dello stomaco con il suo nome scientifico, ma la realtà rischiosa è quella. Lui ora mi dice di non essere mai stato così bene. Mi dispiace di annoiarla, dottore, con questa lettera. La saluto cordialmente e metto il mio indirizzo e Giovanni Piccolo la sua firma. Con simpatia. Silvano Zanella. Viale dei Colli 27 - 37128 Verona

 

 

Foto scattata a Concordia Sagittaria il 22.4.2003 con la nipote Nicoletta Piccolo.

 

Roma 6 maggio 2007

Caro dottor Giovanni De Manzoni, le scrissi tempo fa la lettera che le allego. Con queste poche righe torno a lei per ringraziarla nuovamente per avere ridato la vita ad uno Stimmatino che ci è tanto caro. Giovanni Piccolo quest’anno compirà 98 anni. Mi ha parlato da poco di lei chiamandola sempre dottor Manzoni. Telefonando all’ospedale scopro che si chiama De Manzoni. Giovanni Piccolo è sempre in forma e lavora curando più di 300 vasi di fiori nella casa di San Leonardo al Santuario della Madonna di Lourdes. Unica cosa che è cambiata, rispetto alla lettera precedente, è che vuole essere sepolto a Concordia Sagittaria e non portare soltanto la sua immagine in ceramica. La saluto sempre riconoscente. Don Silvano Zanella Via Mazzarino 16 - 00184 Roma.

 

Questa seconda lettera non è corredata da 2 bottiglie di recioto... Peccato!

 

 

Dato lo spazio a mia disposizione voglio raccontare un'altra breve storia di Giovanni Piccolo:

 

 

Nel 1917 Luigia Fabruzzo chiama il fotografo per avere una foto da mandare al marito Antonio in guerra. Eccola. Da sinistra vediamo Odoardo che abiterà in seguito sempre accanto al duomo di Concordia, Antonio, Candida seduta sulla sedia, Bruno e Giovanni che nella foto ha 8 anni. Dietro c'è la sorella più vecchia che si chiama Unica. È nata nel 1902 ed è morta nel 1932 per complicanze del quarto parto. L'ultimo figlio aveva una settimana di vita.

Il papà, Antonio Piccolo, non è mai tornato dalla guerra!

 

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