23 MAGGIO

 

 

BENIAMINO MIORI (sacerdote)

 

NATO:

Lon di Vezzano, TN – 11.6.1883

ENTRATO:

Trento - 1899

SACERDOZIO:

1910

MORTO:

Salerno – 23.5.1946

ETÀ: 63 anni

 

 

Carattere ardente, lavorò indefessamente in tutte le opere del sacro ministero a Piacenza, Capodistria, Milano, Bellizzi (Picciola). Per parecchi anni fu direttore a Trento, Verona e Gemona; fu padre spirituale dei nostri studenti e padre maestro dei novizi. Durante la seconda guerra mondiale logorò le sue forze in diocesi di Salerno, e si trovò solo in mezzo ai soldati americani dello sbarco. Visse allora di miseria e di fame. Colpito da polmonite fu ricoverato all’ospedale di Salerno, dove morì nella vigilia di Maria Ausiliatrice da lui sempre invocata.

 

 

 

 

 

Salerno: “Bel Tempo si Spera” s’occupa di Padre Beniamino Miori

P. Beniamino Miori

 

Inserito da DentroSalerno on 3 marzo 2017 – 06:12

 

Lo scorso 1° Marzo 2017, la popolare trasmissione mattutina “Bel Tempo si Spera”, condotta da Lucia Ascione  su TV2000 (dtt28 – Sky 140)  si è occupata della straordinaria e moderna figura di Padre Beniamino Miori, sacerdote Stimmatino e martire della carità. Il 23 gennaio 2017 è stata presentata a S. E. Luigi Moretti, Arcivescovo di Salerno, la richiesta per l’apertura della causa di Canonizzazione dell’umile sacerdote morto a Salerno il 23 Maggio del 1946. La devozione per P. Beniamino nasce fin dalla sua morte e prende forma rinvigorendosi negli ultimi anni. Oggi, il suo corpo riposa nella chiesa di Picciola (Salerno), dove spese per gli altri gli ultimi quattro anni della sua vita. Diverse le testimonianze di favori e grazie, ricevute dalla postulazione, per l’intercessione di Padre Beniamino. Giuseppe Rinaldi, attore della causa: la monumentale figura di Padre Miori si pone con forza come riferimento in questi tempi di relativismo assoluto, dove sembra che l’uomo sia narcotizzato rispetto ad ogni forma di emozione: sia essa paura, gioia, dolore. Oggi contano solo i “like”. P. Miori ripropone “La buona Novella”. Il messaggio che davvero dona speranza e senso alla vita degli uomini. Ma Padre Beniamino non rappresenta solo un riferimento religioso – continua Rinaldi – Lui è l’emblema di un’identità comune ritrovata. Il primo Santo della popolosa e fiorente “Piana del Sele”. Lui, un Sacerdote giunto dal lontano Trentino, capace di stendere ponti tra differenti culture. Un precursore di Papa Francesco; anche se i punti di contatto con l’attuale Pontefice sono molti. A partire dall’Esortazione Apostolica “Evangelii Gaudium”. Il Vicepostulatore della Causa e parroco di Picciola, Don Paolo Carrano: “Padre Beniamino Miori è una benedizione per queste terre e per le nostre comunità. Mi auguro che presto la Chiesa riconosca in modo ufficiale la sua Santità espressa nelle cose semplici ed ordinarie. Noi, dal canto nostro, oltre a pregare, esortiamo tutti a conoscere la figura di Padre Miori. Ringraziando il Signore per avercelo donato nel particolare alla nostra Comunità Parrocchiale, in generale a tutta il Popolo di Dio in Cammino. D’altronde – conclude Don Carrano – cosa sono i Santi, se non l’orma di Dio nella storia?”

 

 

Giuseppe Rinaldi curatore della vita di Padre Beniamino Miori.

Lunedì 11 giugno 1883 a Lon di Vezzano, (Oggi Comune di Vallelaghi) un paesino alle falde della Paganella, distante tredici chilometri da Trento, nasce Beniamino Miori da Antonio e Costanza. Beniamino è il quarto di cinque figli. Tutti maschi. Prima di lui a benedire la famiglia sono arrivati: Costante, Enrico ed Evangelista (che darà alla Chiesa Luigi e Antonio) dopo Beniamino nascerà Arduino. Due anni prima a 124 km più a nord nasce Alcide De Gasperi e nello stesso anno (1881) in Lombardia vede la luce Angelino Roncalli. Il mondo lo avrebbe conosciuto come il Papa Buono. Per amor di completezza bisogna aggiungere che soli quattro anni dopo ma un tantino più distante, circa 900 km, viene al mondo un bambino destinato a far parlare molto di sé: Francesco Forgione. Sarà famoso con il nome che assume da frate: Pio. Il Papa regnante è Gioacchino Pecci che si è dato il nome di Leone XIII. Sarà famoso per l’enciclica “Rerum Novarum”, la risposta Cristiana alle idee allora imperanti di Karl Marx, e costituirà il cardine di tutta la Dottrina Sociale della Chiesa, fino ai giorni nostri. Leone XIII sarà il Papa che promuoverà più di tutti la devozione e il culto al Sacro Cuore di Gesù. Che strano! Sembrerebbe casualità ma così non è. Piuttosto è una “Dioincidenza”: Beniamino da religioso farà parte della Provincia del Sacro Cuore e la Chiesa in cui presterà servizio fino allo stremo delle forze, fino a trovare la morte è tutt’oggi dedicata al Sacro Cuore di Gesù. Viene Battezzato lo stesso giorno nella chiesa dedicata a Sant’Antonio Abate l’officiante è Don Carlo Tambasi (?) mentre i padrini sono Giovanni Polli e Anna Miori. Il 17 maggio del 1891 riceve il sacramento della confermazione dal Principe Vescovo Eugenio Carlo Valussi. Fino ai dodici anni Beniamino è un ragazzo sereno che aiuta i suoi nei lavori, la sera si ritrovano a recitare il Rosario guidato da mamma Costanza e, alcune testimonianze ci dicono che, nessuno bussava invano al portone di Casa Miori. La carità era un tratto caratterizzante della famiglia. Purtroppo un sabato di marzo, il giorno dopo la festa di San Giuseppe, Costanza muore per un malore improvviso lasciando Beniamino e i suoi fratelli orfani. Papà Antonio, qualche anno dopo sposerà Angela Stenico che fungerà da madre anche per Beniamino. In una testimonianza resa nel 1954, Suor Enrichetta Miori così descrive il piccolo Beniamino: «Sono tanto lieta poter dire qualche cosetta di questo giovanetto che per me è stato quasi un secondo angelo custode. Però sono spiacente non rammentando che poche cose perché si viveva una vita semplicissima. Non rammento nulla della sua prima comunione e non sapere neppur l'epoca di tale atto. Posso solo dire, vedendolo quando si comunicava sembrava un serafino tanto era composto e devoto. Il primo ricordo che mi rimase impresso di Beniamino fu quando terminata la nuova chiesetta e l'altare di marmo portarono gli arredi della cappella provvisoria il fanciullo aveva il messale e il quadrato, salì l'altare, si mise in capo il quadrato e si volse verso il popolo con una certa maestà, a me almeno così sembrava, che avesse pensato che il primo sacerdote novello sarebbe stato lui a celebrare il Divin Sacrificio? Su quell'altare? Beniamino era un buon fanciullo docile sottomesso, ma si distingueva soprattutto per una pietà singolare e una modestia che riluceva in tutta la sua persona, il suo sorriso era infiorato di purezza. Dimostrava una cura speciale per me, forse perché come lui ero rimasta orfana di mamma nei primi anni della mia infanzia. Diceva spesso alla mia seconda mamma, non permettete a Ceresina di andare colla compagna, acciò non le insegnino qualche cosa di male lasciate venga con me, io lo seguivo nei pascoli con altri bambini e bambine, giocavamo alla "bandiera" perché ci piaceva tanto correre. Pareva comporre i nostri piccoli litigi con giustizia e nessuno avrebbe osato ribellarsi s'imponeva con dolcezza e fermezza. Un giorno una fanciulletta profferì una parola triviale, Beniamino divenne rosso, rosso e la guardò serio e tutta la brigatella fece silenzio. Ci voleva allegri ma buoni. In casa era molto servizievole aiutava la sua mamma nel disbrigo delle faccende domestiche, come spazzare le scale, spazzolare i vestiti, lucidare le scarpe, portare acqua. Osservai più volte mentre portava i secchi si soffermava davanti a un piccolo Crocifisso in alto di una casa non badato da nessuno si levava rispettosamente il berretto e faceva devotamente il segno di croce. A nove anni fui ammessa alla prima Comunione siccome gli scolari erano pochi le lezioni venivano impartite con i comunicandi tutta la Quaresima dal M. Rev. Don Carlo Tambasi. E Beniamino m'interrogava ogni giorno per vedere se avevo studiato bene il catechismo se avevo compreso bene la spiegazione del Catechista. M'incoraggiava a fare molti fioretti mi aiutò a prepararmi alla confessione come fossi stata sua sorella. Il giorno felice mi disse, ora si deve cominciare davvero una vita nuova. Devi promettermi che mai commetterai un peccato in tutta la vita, io dopo la Prima Comunione ho cercato di non commetterne più. Vedi, mi disse, le alte montagne come sono candide La tua Comunione mi portò più gioia della mia. Quanto mi giovarono le sue piccole industrie, talvolta ci penso ancora guardando le alte montagne e i candidi fiori. Sembrava che quel giovanetto sentisse la passione delle anime per condurle a Gesù. Padre Egidio Stofella fece una missione nel nostro paesotto, scorto il fanciullo aveva detto a Don Carlo ho sotto gli occhi un buon fanciullo. Lo vedevo dopo tale epoca più riflessivo più buono, mi parlava di missionari di anime da salvare. Io poco comprendevo data la mia tenera età. Mi ricordava la predica dell'obbedienza che deve essere allegra e pronta. Non avrei mai pensato che sarebbe partito e avrei perduto così presto il mio amico d'infanzia. Mi sembrava molto umile temeva i suoi compagni più buoni più intelligenti di lui e sapeva scusare le piccole marachelle. Se avessi io l'intelligenza del tale o della tale, ma lo diceva persuaso di non riuscire a nulla. Prossimo a partire per farsi religioso gli fu comperato un vestito di stoffa più fine e lui si vergognava dei suoi fratelli perché diceva loro poveretti devono lavorare ed io sono vestito come un signore. Gli sembrava di procurare una sofferenza, e perciò potendo cambiava strada». Suor Enrichetta continua la sua testimonianza parlando della straordinaria devozione che Beniamino nutre per Maria, la madre di Gesù. «Beniamino amava molto la Madonna; coi suoi piccoli risparmi si comperò un quadro della Madonna di Pompei» – Sarà un caso? Certo che è molto strano. Un ragazzino che compra un quadro di una Madonna che si venera a circa 1000 km di distanza! Perché? Come mai? Ancora una “Dioincidenza”. Padre Beniamino diede eroica testimonianza delle sue virtù proprio nella terra della Vergine del Rosario - fece fare una tovaglietta compose un altarino che non mancava mai di lume e di fiori. Davanti a quell'immagine pregava con tanto fervore da non avvertire più chi entrava e usciva sembrava un serafino, lo disse anche zia Angela sua seconda mamma, Beniamino prega come sanno pregare i santi. Lo ricordo in chiesa davanti al SS. E quando, come chierichetto, serviva l'altare lo faceva con una proprietà superiore alla sua età ispirava devozione a vederlo. Io ero distratta molte volte, e la mamma mi diceva guarda Beniamino impara come si ·parla con nostro Signore che è là presente. E solo guardarlo mi sentivo migliore. In quegli anni aiutava in campagna il suo papà e fratelli. Specie il sabato lo vedevo correre trafelato per accendere il lume adiacente casa sua. Prima di farsi religioso mi copiò una preghiera all'Immacolata che recito ogni giorno anche adesso credo sia quella ricevuta dagli Stimmatini prima di entrare nell'Istituto. (Noi la riportiamo qui: “Buon giorno. Madre mia, dammi la tua santa benedizione; benedici me e tutta la mia casa. Degnati di offrire a Dio quanto oggi ho da fare e patire in unione ai meriti tuoi e a quelli del tuo Santissimo Figlio. Ti offro e dedico tutto me stesso e tutte le cose mie al tuo servizio, ponendomi tutto sotto il tuo manto. Impetrami, Signora mia, purezza di mente e di corpo e fa’ che, in questo giorno, non faccia cosa che dispiaccia a Dio. Te lo chiedo per la tua Immacolata Concezione e per la tua illibata Verginità”). Quando ci salutò l'ultima volta io contavo 11 anni mi rammento che piansi tanto e lui per consolarmi mi disse non piangere, prega tanto per me, e quando sarai grande ti farai suora anche tu. La mamma ci faceva pregare ogni giorno affinché Beniamino diventasse un sacerdote secondo il Cuore di Gesù. Sono passati vent'anni e un giorno passando per Udine mi fece una lieve visitina era in viaggio per Milano, mi ricordò ancora le gioie e i dolori dell'infanzia, mi fece delle raccomandazioni, ma con una semplicità come quando era fanciullo. La S. Reverenda e le consorelle rimasero così edificate e lo qualificarono col titolo di Santo Sacerdote. Era Superiore a Trento e mi fece una breve visita mi sembra nei 1937 lasciò una scia così luminosa in mezzo ai poveri ammalati e ricoverati che per anni rammentarono le sue parole di confortò piene di carità di confidenza, nella bontà di Dio nella sua infinita misericordia appena due anni fa mi fu chiesto, se scrivono la vita di quel prete Santo si ricordi di noi. In quell'occasione volle sapere la storia della mia vocazione e lui mi manifestò la sua. Ricordi mi disse il quadro della Madonna nella mia stanza? Quella giovane sarta che veniva a lavorare da noi disse un giorno, io penso che uno o l'altro di voialtri si farà prete o frate perché trovo sempre la Madonna illuminata. E in quell'istante mi venne questa ispirazione o prete o frate mi faccio io. La Madonna si servì di quella buona giovane per manifestarmi la chiamata di Gesù. Più m'inoltro negli anni più comprendo la predilezione di Dio. Noi due siamo stati più fortunati proviamo a corrispondere a questo dono straordinario». La devozione alla Madonna sarà sempre un tratto contraddistinto di Padre Beniamino Miori. Padre Giuseppe Cappellina, figura di rilievo della Congregazione delle Sacre Stimmate, nel processo diocesano per la beatificazione di P. Emilio Recchia testimonierà: «Di Padre Beniamino si diceva vedesse la Madonna». Ipotesi suffragata da tante testimonianze udite nel corso degli anni e per le famose “Dioincidenze”, Padre Beniamino morirà nei primi vespri della Festa a Maria Ausiliatrice. Ecco, quanto scrive Padre Cesare Salvadori che gli fu vicino mentre rendeva la sua anima candida a Dio: «In quanto alla morte, già ne saprai i particolari. In soli tre giorni ci è scomparso – come fosse vero sogno! Quella domenica aveva tutto preparato per le prime Comunioni. S’era alzato di buon mattino (e la sera certo coricato molto tardi e stanco, se pur s’era coricato) ed aveva già preparato tutto per la bella funzioncina – compresi i canti, suoni ecc. ed anche preparato il caffelatte per i piccoli. Stava pregando sul primo banco della chiesa, quando sentendosi mancare le forze a stento riuscì a trascinarsi sul letto. Il medico tedesco, visitatolo gli proibiva di celebrare, ma lui con forte febbre e difficoltà di parola non seppe farne a meno: era l’ultima sua Messa! Quella delle prime Comunioni dei suoi catecumeni. Ricoverato d’urgenza all’ospedale di Salerno si usarono tutte le cure possibili, ma invano: era il frutto profumato e maturo che doveva adornare l’aula celeste. Nella mia prima visita mi disse con sforzo diverse cose relative a Farinia, e siccome teneva tutto preparato per trasferirsi proprio quel giorno – lunedì a Bellizzi mi disse: lascia stare tutto che verrò io: è meglio che facciamo il trasporto insieme la settiamana entrante. E mi chiedeva gli apparati per farsi la barba il giorno dopo. Viceversa passò molto triste la seconda nottata, mi trattenni sempre al suo capezzale e me lo vidi scomparire non so come. Ricevette prontamente tutti i Santi Sacramenti e per sua consolazione, sapendolo molto devoto di Maria Ausiliatrice gli canterellai quell’arietta. A quelle parole: “Siam peccatori, ma figli tuoi”, lo vidi sorridere di gioia tutta celeste, fissare gli occhi e voler parlare … come proprio avesse visto per un istante la Mamma Celeste. Questo verso le 5 di sera, mentre verso le 3 del mattino del mercoledì rendeva la sua bell’anima a Dio. Il commento più bello è il silenzio, la riflessione la preghiera di raggiungerlo presto nel cielo nell’imitazione dei suoi sublimi insegnamenti di Sacerdote e di Religioso esemplare». Il dodicenne Beniamino alla morte di Mamma Costanza aveva scelto di essere figlio della “Madre”, del resto, proprio Gesù dalla croce aveva affidato a Maria l’umanità intera. Beniamino si limitò semplicemente ad obbedire ad una raccomandazione di Gesù e, siamo certi di questo, Maria ebbe sempre un’attenzione speciale per questo ragazzo così umile, così gentile, tanto delicato. Questo amore durò per l’intera esistenza di Beniamino, del resto la testimonianza di cui sopra ce ne dà la certezza. Anche il giorno della sua morte, la Mamma non solo era presente ma addirittura fece in modo che lo si ricordasse per sempre! Ausiliatrice: Aiuto dei Cristiani. Come a dire: “Dio mi ha dato questo compito, avanti figli miei fatevi aiutare”. Ma torniamo al giovane Miori, affascinato dalla predicazione di Don Stoffella e “ispirato” dalla Beata Vergine Maria, entra tra i preti del Bertoni a 16 anni, nel novembre del 1899. Insieme con lui figure di alto valore sia morale che religioso: Padre Giovanni Battista Zaupa, rifondatore degli Stimmatini, un certo Carlo De Ferrari che non solo sarà vescovo di Trento ma incoraggerà il movimento allora nascente di Chiara Lubich, qualche anno prima da Vescovo di Carpi aveva fatto lo stesso con Don Zeno Saltini e la sua idea, per il tempo assurda, de “l’Opera dei Piccoli Apostoli” poi divenuta Nomadelfia. De Ferrari era compagno di studi del giovane Miori e ricordava con piacere che Beniamino era il più amabile e gradito tra i compagni, tanto che si diceva: "Melius Miori quam Ferrari" (variante di un detto tipico della spirtualità di quel tempo: melius mori quam fœdari, in italiano meglio morire che peccare!); Padre Emilio Recchia, di cui abbiamo già accennato, il Parroco di Santa Croce al Flaminio a Roma. Lui prende il Miori, da esempio tanto da dichiarare: “Nei miei studi e per la vita religiosa mi sono ispirato sempre a Miori”. Padre Maestro del giovane Beniamino è Padre Albano Clementi, ha una devozione particolare per il Bambin Gesù, al punto da scrivere poesie sul Bambino incarnato. Uomo mite e semplice che guida il giovane Beniamino sulla strada tracciata da San Gaspare Bertoni quel lontano 4 novembre 1816. Compiuto l’itinerario sia scolastico che religioso il 7 agosto 1910 nella Cattedrale di Verona dalle mani del Cardinale Bartolomeo Bacilieri diventa Sacerdote per sempre. Al momento non abbiamo un testo scritto su quelli che furono i sentimenti di Beniamino, in aiuto ci viene una lettera che egli scrive a papà Antonio, qualche settimana prima, in primo luogo parla della madre adottiva che in quei giorni non sta bene in salute e, particolare rilevante, tiene a sottolineare che prega tanto affinché la donna riesca a sopportare gioiosamente “quelle piccole croci” che il Signore le manda per forgiarla nello spirito. P. Beniamino non chiede la guarigione ma l’accettazione per amore di Gesù. “Padre carissimo - scrive - è venuta l’ora in cui posso parlarvi con sicurezza. Per il 15 del mese venturo (agosto) sarò con voi. Mi guarderete mentre per la prima volta salirò l’altare nella chiesa di Lon per immolare l’Agnello Immacolato. Siamo vicinissimi alla meta che fu sempre in cima ai miei più ardenti desideri. Il buon Dio nella sua infinità bontà e misericordia mi ha chiamato dal mondo alla religione e fino a questo punto è stato sempre buono, sempre troppo buono con me. Mi ha condotto per mano. Sia sempre benedetto nella sua inesauribile Misericordia”. Nel giorno della prima Messa nel paese natio papà Antonio lo accoglie con la più profonda e intensa commozione: lo accoglie baciandogli le mani fresche del sacro crisma, nella nuova casa fatta costruire proprio per la lieta e festosa circostanza. Ed è veramente grande festa per tutto il paese. Poter dare alla chiesa un sacerdote e per giunta missionario era un particolare titolo di onore. Nella sua prima Messa a Lon viene accompagnato da Padre Egidio Stoffella che undici anni prima aveva colto la sua vocazione e dal suo concittadino Stimmatino, Padre Giulio Zanini (Vezzano 11.12.1851 – Verona 12.1.1916) Ora lasciamo la parole a Don Luigi Miori: “Piacenza, Capodistria, Trento, Milano. Sempre tra i giovani. La gioventù fu il teatro privilegiato dall’ardore, dallo zelo straripante dei suoi primi anni di sacerdozio. La semplicità, la trasparenza dei suoi atti, l’umiltà, l'affabilità e l'entusiamo del suo spirito non potevano non affascinare gli animi dei fanciulli, degli adolescenti, esercitava su di essi, senza rendersi conto, un potere magnetico tutto suo. Parlando ai ragazzi evita i discorsi dotti, non fa sfoggio di cultura, ma si ispira sempre alla sacra Scrittura e alle vite dei santi, quando parla si trasfigura le parole sembrano incepparsi sotto il tumulto del cuore. Il suo tendere le braccia verso l'alto è espressione di una tensione tutta interiore ,tutta spirituale. Soprattutto a Milano, nella grande parrocchia di Santa Cro ce ,P. Beniamino ha lasciato un'impronta profonda e duratura. Rimase sette anni. Migliaia di giovani lo conobbero, lo stimarono, lo amarono e anche avanti con gli anni non potevano dimenticare le sue parole, i suoi gesti, la sua dedizione, il suo entusiasmo travolgente. Sempre in moto, sempre con loro, alternando i giochi con la preghiera e l'istruzione religiosa con le allegre scampagnate sui prati della prima periferia milanese di allora. Direi che a Milano, in quel glorioso oratorio, P. Beniamino ha dato il meglio dì sé. Dal 1928 i Superiori gli affidarono cariche ed impegni più qualificati e delicati: la formazione delle nuove leve stimmatine prefetto dei chierici nello studentato di Verona, padre maestro dei Novizi, poi Direttore e ancora padre maestro. Erano gli anni della recessione mondiale (quella del 1929) e della povertà diffusa. Oltre il centinaio le bocche da sfamare, pochi i contributi finanziari da parte della Curia generalizia dì Roma. Scarso l'aiuto da parte delle famiglie degli allievi. P. Beniamino era continuamente consigliato di sfoltire le classi ma lui, pur di evitare questa soluzione estrema, preferiva sacrificarsi e faceva il giro dei conoscenti per trovare benefattori che potessero aiutarlo a tenere in piedi il Noviziato. In quel tempo, già in età avanzata imparò ad andare in bicicletta. Per necessità. Appena cominciava l’autunno saliva in Trentino in cerca di mele e patate e cominciò a inventarsi ortolano insieme ai fratelli coadiutori. Padre Beniamino rimase impresso come la figura di un sacerdote di una grande spiritualità ma anche come un uomo capace dei più arditi e coraggiosi sacrifici. Ne darà ampia dimostrazione tempo dopo.”

 

 

 

 

 

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