OTTOBRE

 

 

 

 

 

PIO ODORIZZI (sacerdote)

 

Nato a Mechel il 17.8.1935

Entrato a Galbiate 5.9.1946

Prima professione 9.9.1952

Professione perpetua 18.8.1956

Ordinazione 24.6.1960

Morto a San Leonardo 1.10.2013

 

Padre Pio Odorizzi ci ha lasciato alle ore 00.15 del primo ottobre 2013. Aveva da poco compiuto 78 anni. Era nato il 17 Agosto 1935 nella località detta “al Castello”, nella parrocchia di Mechel, comune di Cles. Fu battezzato tre giorni dopo e ricevette la cresima a Sezano (29 Agosto 1948), per le mani del vescovo di Verona Girolamo Cardinale, quando era già da un paio d’anni alla Scuola Apostolica degli Stimmatini. Era arrivato in seminario accompagnato della testimonianza del parroco don Giuseppe Cagol, che del giovinetto (11 anni) diceva aver sempre tenuto una condotta esemplare, sia per la frequenza ai ss. Sacramenti come per la disciplina e il profitto nella scuola. I genitori si impegnavano a versare L. 300 mensili e a sostenere le spese per vestiti e scarpe … A casa aveva lavorato con il papà e i fratelli in campagna, Gli piaceva lavorare nei campi anche durante i periodi estivi passati famiglia, mostrandosi costantemente fedele alla preghiera e alla vita di seminarista. Il suo parroco, nelle lettere di accompagnamento dopo la vacanza, sottolineava questo aspetto di preghiera aggiungendo anche che “pare di carattere piuttosto timido” e che “assolutamente non vorrebbe più restare in famiglia o lasciare lo stato religioso”. Al momento dell’ingresso in noviziato, come si richiedeva allora, dichiarava (31 Agosto 1951) di “essere contento di vestire l’abito religioso”. Fece professione dei voti religiosi nel 1952, con il parere favorevole del maestro, p. Luigi Dusi, che lo diceva di “indole ardente e sensibile”, “applicato ai suoi doveri”, anche se “disordinato” e “impacciato”. Il Maestro lo vedeva particolarmente atto all’educazione della gioventù, e sperava “con fondamento in una buona riuscita”.

Vennero poi gli anni della formazione, oltre che umana e spirituale anche filosofica e teologica. Metteva impegno nel lavorare sé stesso, mostrandosi vivace e interessato alle cose, buono e adattabile con le persone, anche se talora un poco critico. Emise i voti perpetui, impegnandosi definitivamente nel 1956.

P. Fausto Longo, suo educatore, lo descrive come di pietà sentita, di salute un poco delicata, buono, docile e rispettoso, un po’ riservato nelle relazioni con i superiori; se appare un po’ troppo personale nelle idee e nei giudizi, mostra affetto e interesse per la vita religiosa e l’Istituto.

Non si può tralasciare una annotazione sull’attività che molti chierici avevano durante i mesi estivi a Boscochiesanuova, l’impegno di seguire alcuni studenti nel recupero di materie nelle quale dovevano riparare in autunno. Si sentì subito a suo agio, sia nella relazione con i ragazzi che gli erano affidati, sia con le loro famiglie. Avvertiva una responsabilità, ma anche risorse che forse sorpresero anche lui, ma che lo aiutarono ad avere più fiducia in sé stesso. Finiti i corsi filosofici e teologici (dal 1955, a scuola Apostolica si era trasferita da Sezano al Colle di San Leonardo in Verona), maturò per Pio il tempo dell’ordinazione sacerdotale: chi lo aveva accompagnato, nella relazione per questo passaggio, dando il parere favorevole, sottolineava un orientamento positivo e costante, una disponibilità ad accogliere volentieri gli interventi a livello educativo. Fu ordinato da mons. Giuseppe Carraro, vescovo di Verona, nella chiesa dello Studentato a san Leonardo il 24 giugno 1960. Dopo l’ordinazione al presbiterato, fu destinato a Roma per completare, con la licenza, gli studi teologici. Mentre dava una mano in parrocchia a santa Croce al Flaminio (Roma) nel ministero giovanile, frequentava l’Angelicum, l‘università di san Tommaso, dove ottenne la licenza e poi la laurea in teologia. Si laureò poi in lettere e filosofia all’Università di Padova e in seguito ottenne anche l’abilitazione per l’insegnamento. I primi anni di sacerdote furono movimentati a motivo di questi studi ai quali si dedicava mantenendo però anche impegni educativi nelle diverse comunità nelle alle quali fu destinato: Roma, Udine, Milano, Verona SS.ma Trinità e Stimate. Nel 1970 (dopo un anno di permanenza nella parrocchia della SS. Trinità, chiese e ottenne di essere assegnato alla comunità delle Stimate per poter insegnare, ma contemporaneamente portare a compimento lo studio. Non sempre fu facile comporre i due impegni, ma alla fine raggiunse i titoli necessari per lavorare nel campo dell’insegnamento che si era particolarmente prefisso. Nel servizio della scuola, profuse le sue migliori energie, con costante entusiasmo e capacità progettuale. Seguì per molti anni i ragazzi che si portavano all’estero per l’approfondimento delle lingue. Dalla scuola Stimate, passò, come preside, a Ferrara, nell’Istituto Canonici Mattei, chiamato a questo compito per la morte improvvisa

del p. Lino De Marchi. Vi trovò una scuola media, ma nel giro di pochi anni sviluppò anche il liceo e rinnovò gli ambienti scolastici e l’abitazione della comunità. Accanto all’attività scolastica Ferrara era spazio d’impegno più direttamente pastorale nel servizio liturgico e nella predicazione. L’esperienza durò una decina d’anni. Tornato alle Stimate riprese per qualche anno ancora l’insegnamento, si fece carico del servizio liturgico in diverse comunità femminili. Per parecchi anni ebbe la direzione del Cinema Teatro Stimate e delle attività a questo connesse. Nel frattempo si aprì per lui una nuova prospettiva nell’attività. Fu un servizio “missionario”, come aiuto periodico, per molti anni, alla Missione presso gli italiani in Germania, come accompagnamento delle attività delle comunità stimmatine della Georgia, delle comunità cattoliche in quelle regioni, a sostegno dell’attività della Caritas e del Vescovo Giuseppe Pasotto. Si sentì per anni proiettato e coinvolto, con il cuore e il pensiero, fino agli ultimi giorni di vita. Con l’avanzare dell’età emersero anche gli acciacchi, fino a quando avvertì il bisogno di prendere cura di sé stesso. Gli ultime due mesi li ha trascorsi a san Leonardo. Visse con serenità la celebrazione dell’unzione degli infermi con una maggior consapevolezza che la sera stava arrivando. Visse fino ai primi minuti del primo Ottobre 2013. Nel cuore della notte è arrivato il suo incontro definitivo con il Dio che ha illuminato e sostenuto la sua vita, il Dio della misericordia e dell’amore. Chi ha conosciuto il padre Pio ha certo qualche cosa di bello da ricordare, un grazie da dire, e forse anche sorriderà di qualche aspetto della personalità che nasceva dalla sua semplicità, dal suo entusiasmo e dal suo invincibile ottimismo.

P. Giampietro De Paoli

 

P. Pio Odorizzi era nato a Mechel (Trento) il 17 agosto 1935 ed è morto a Verona il 1° ottobre 2013.

Un tipo appassionato, Pio, che si gettava a capofitto nelle at­tività cui si sentiva portato, magari non badando troppo a finezze e particolari. Quando lavorò nella scuola, e li l’ho incontrato per la prima volta nel mio ministero, era infaticabile nel proporre novità: uscite culturali, gite, viaggi. Fu il primo a organizzare le settimane bianche e i soggiorni in Inghilterra per studiare l’inglese. Il primo a sostenere il tempo pieno a scuola. Poi s’è dedicato al cinema e ha fatto della sala Stimate un piccolo gioiello di efficienza.

Verso gli ultimi anni s’è appassionato per la missione della Georgia e per altre missioni: ha sostenuto progetti, cercato finanziamenti, servito le comunità sparse di laggiù nel ministero. Una caratteristica occorre sottolineare. Quando un’attività lo interessava, non lesinava aggettivi per lodarla e sostenerla. E ne parlava con enfasi e usando un vocabolario fuori dalle comuni regole razionali. I dati che forniva erano dunque poetici, simbolici. Un bello e grande dispensario inaugurato diventava allora lungo 1000 metri, un grande teatro d’opera poteva contenere 2000 persone. Noi, abituati alla lettura della Bibbia non ci siamo mai impressionati. L’Apocalisse è piena di simboli: un po’ spaventano, un po’ fanno sorridere. L’importante è cogliere l’animo che ci sta sotto.

Così di Pio ricordiamo la generosità. Mi aiutava nella sala del teatro che ho rilevato da lui nella direzione, quando ero assente sostituendomi anche quando ormai la salute era malferma e fino a tre giorni fa è stato capace di rallegrarsi per le novità che gli presentavo nella programmazione della sala. Non ha mai sopportato ritualismi, burocrazie, devozionismi, spiritualismi, gettandosi a capofitto sul versante pratico della vita comunitaria e dell’impegno ministeriale. Talvolta esagerando, ma sempre lasciando spazio alle diverse scelte altrui. C’è sicuramente posto anche per lui nella casa del Padre dove - ci viene assicurato - ci sono molte dimore.

Articolo del Missionario Gennaio Febbraio 2014 scritto da Paolo Bagattini

 

 

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