8 FEBBRAIO

 

 

 

 

PIO NICOLIS (sacerdote)

 

Nato: Verona 26.9.1937

Entrato: Cadellara 10.10.1949

Prima professione: 25.9.1955

Professione perpetua: 27.9.1958

Ordinazione: 21.6.1964

Morto: San Leonardo 8.2.2024

Età: 86 anni

 

 

 

 

 

Nato il 26 settembre del 1937 a Pacengo (Verona). Emise i voti perpetui il 27 settembre del 1958 e fu ordinato presbitero il 21 giugno del 1964. Giovedì 8 febbraio 2024, alle 5.25 del mattino p. Pio ha terminato la sua esistenza terrena.

Nell’ultimo mese le sue condizioni s’erano aggravate, così la Comunità di S. Leonardo s’è raccolta nella sua stanza per celebrare l’unzione degli infermi. P. Pio ha combattuto per anni contro un tumore alla gamba. Ma è sempre stato uomo di coraggio e di fede.

Abbiamo conosciuto un confratello speciale, nel suo genere unico, che fin da ragazzo aveva sognato di essere missionario e si era preparato a questa missione con anni di impegno nello studio e nella preghiera.

Non era difficile conoscere il cuore di padre Pio, era un cuore semplice, che amava le cose umili, cosciente dei talenti che il Signore gli aveva donato ma anche consapevole delle fragilità a cui ogni persona va incontro nel corso della vita.

Da giovane prete non ebbe paura di partire per il Sud Italia dove il nostro Istituto stava prendendo piede nella zona di Battipaglia (SA) e di Poggiomarino (NA). Fu impegnato per diverso tempo nelle periferie di Bellizzi e Battipaglia, in comunità piccole che avevano per chiesa un capannone o una scuola dove lui, buon pastore, sapeva come radunare le sue pecorelle. E fu in questo tempo che maturò ancora di più la sua vocazione missionaria. Così, dopo una decina di anni vissuti nel sud Italia, partì per il Brasile. A quel tempo non erano molte le vocazioni locali e lui partì carico di entusiasmo con altri confratelli italiani della sua età. Si ritrovarono alle periferie delle grandi metropoli, tra le favelas di Rio, tra i lebbrosi di Itobì dove un altro grande missionario trentino, padre Vittorio Nardon, aveva avviato un villaggio per dare alloggio e speranza a tanta gente in difficoltà. Padre Pio era fatto così: amava le cose semplici, stava volentieri con i bambini, suoi grandi amici, che sapeva conquistare con una caramella e con un sorriso, conosceva tante situazioni di fragilità delle mamme che dovevano allevare numerosi figli da sole perché abbandonate. Sapeva spendere una parola buona con tutti e svuotava letteralmente le sue tasche per far fronte alle tante necessità dei poveri. Si poteva definire un missionario originale perché non c’erano orari nella sua vita quando incontrava qualcuno da aiutare, né pranzi o cene presso i potenti di questo mondo ma vicinanza a quanti tendevano una mano per essere aiutati.

Padre Rubens Sodré Miranda, nostro superiore Generale fino allo scorso anno (2023) lo ricorda così: «Padre Pio, con le sue caratteristiche e il suo audace coraggio, fu un grande missionario nelle terre brasiliane, coprendo sia il Sud del Brasile che la regione centrale del territorio brasiliano, in una missione apostolica instancabile e faticosa. Che Dio ricompensi Padre Pio per il suo zelo e la sua dedizione. E che ora Padre Pio, dopo aver combattuto la buona battaglia, possa riposare nei prati eterni, accanto a Dio, nostro Signore».

Nel 1996 dovette tornare in Italia, la sua gamba destra era ammalata, temette addirittura di perderla ma lottò caparbiamente aiutato dal suo bastone finché a Brescia i medici trovarono il modo di non amputarla anche se restava segnato. Non si arrese al destino e tornò a più riprese in Brasile per brevi periodi, ospitato da un caro confratello di Verona, padre Giuseppe Sometti che dirigeva un orfanatrofio a Sorocaba nello Stato di San Paolo, dove era vescovo uno Stimmatino: sembravano fatti per vivere uno accanto all’altro, con qualche divergenza che ogni tanto segnava la loro vita ma soprattutto con tanta generosità e vicinanza a chi era meno fortunato di loro.

Diverse estati le volle passare a Bosco Chiesanuova (VR) tra i giovani: la loro compagnia era per lui un momento prezioso di vita e di ricordi di quel posto che aveva imparato ad amare da giovane studente quando studiava teologia.

L’ultima parte della sua vita fu la salita dolorosa al Calvario. La gamba era sempre più dolorante e le medicine ormai non facevano più il loro effetto.

Sono stato a salutarlo mercoledì sera (7.2.2024). Qualche ora dopo il Signore lo avrebbe chiamato in Paradiso. Abbiamo recitato insieme un’Ave Maria, muoveva le labbra e accompagnava la nostra preghiera.

Riposi in pace.

P. Lidio Zaupa

 

 

 

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