PANEGIRICO  PER  S. ZENO

1839

NOTIZIE  STORICHE

Il 22 marzo 1838, sotto la predella dell’altare della basilica di S. Zeno, in Verona, scavi effettuati per iniziativa di due sacerdoti aveva­no riportato alla luce l’urna con le ossa del Santo patrono. Erano passati circa otto secoli da quando era stata innalzata la basilica e correvano dicerie secondo le quali le reliquie non c’erano più perché trafugate nel secolo XI e portate in Germania.

L’anno successivo alla ricognizione, nel mese di agosto, fu organizzato un solenne novenario di festeggiamenti in onore del santo. Nei primi sei giorni era prevista una predica al popolo al  mattino per tempissimo, tenuta da un padre cappuccino. A mezzogiorno, la messa cantata con panegirico, tenuto da valenti oratori, a turno. A sera, un gesuita teneva una catechesi morale e un canonico impartiva la benedizione col Santissimo.

Il terzo panegirico, domenica 18 agosto 1839, fu tenuto da d. Gaspare Bertoni. La sua partecipazione era in forse, perché travagliato dai suoi malori e abitualmente trattenuto a letto.

La preparazione fu intensa. D. Gaspare scrisse e riscrisse molte parti del panegirico in brutta copia, prima della stesura finale.

Finalmente, nel tempio, gremitissimo di fedeli, alla presenza del vescovo Grasser, il Bertoni parla: «... Per tutta la vita mi sono adoperato con la mia lingua di comunicarvi il frutto delle mie limitate conoscenze, esortandovi ad operare bene e in modo perfetto, secondo il servizio al quale Dio stesso mi ha chiamato; allo stesso tempo sono felice di terminare la mia “carriera” servendo e compiacendo voi in questo affetto così grande e tessendo le lodi del nostro Santo... ».

            Fu l’ultima volta che d. Gaspare predicò in pubblico. Tornato a casa, dovette rimettersi a letto, senza poter partecipare al resto dei festeggiamenti. Dopo qualche giorno entrò nella sua camera un giovanissimo prete, d. Pietro Vignola, con l’ordine preciso di Mons. Grasser per d. Bertoni: consegnare il manoscritto del Panegirico di S. Zeno perché fosse dato alle stampe. D. Gaspare, con gli occhi umidi, ubbidì: avrebbe preferito il nascondimento e l’umiltà.