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Articolo apparso sul giornale «L’Arena» (2.12.1998) che descrive il clima di tensione sorto in alcuni ambienti di Verona alla notizia che il Castel S. Pietro verrebbe ceduto per la costruzione del Santuario della Madonna di Lourdes.

 

 

I DEMOCRISTIANI E I «ROSSI» ASSEDIANO CASTEL S. PIETRO

 

Per Castel San Pietro, scoppia, nel novembre del 1948, una piccola guerra di religione. A combatterla, ci sono da una parte i democristiani e dall’altra un’inedita coalizione che va dai comunisti ai liberali. Succede quando in Consiglio comunale si discute, tanto per cambiare, del futuro di quello che oggi si usa chiamare uno dei «contenitori» cittadini, il cui avvenire è tutt’ora incerto. In verità, la disputa del 1948 non riguarda solo l’edificio che sovrasta il colle ma anche e soprattutto le zone adiacenti.

La questione nasce in seguito a una richiesta presentata al Comune dai Padri Stimatini. Essi chiedono il «casermone», proponendo una sorta di permuta: poiché il fabbricato è a quell’epoca la sede dell’Istituto Ettore Calderara per l’infanzia abbandonata, essi si dichiarano disposti a realizzare a Villa Colombari un edificio più funzionale e moderno per l’Istituto. In cambio, intendono trasformare, con opportuni adattamenti, il «casermone» in un santuario. Ma la proposta suscita vivaci proteste.

In Consiglio, sia le forze di sinistra che i liberali giustificano la loro opposizione con il timore che i veronesi siano espropriati di un luogo da cui si può ammirare un paesaggio di grande suggestione, con una perdita che si ripercuoterebbe negativamente sul turismo. Al loro fianco, intervengono anche associazioni, come la Pro Verona e gli Amici del paesaggio, e un’istituzione, L’Accademia di Agricoltura Scienze e Lettere, che gode di un notevole prestigio culturale. In un suo ordine del giorno, l’Accademia ricorda che quel colle aveva ospitato «il primo nucleo» della città e che sia in epoca romana che medioevale vi erano sorti grandiosi monumenti. Ai richiami storici ed artistici, si uniscono quelli più prosaici ma non meno efficaci dell’Associazione albergatori, che paventa evidenti rischi per il turismo.

Gli ambienti cattolici, e, sul piano politico, quelli democristiani replicano prontamente. Essi dicono che tutto si basa su un equivoco, creato ad arte e in malafede dai comunisti. A loro avviso si tratta, è il caso di dirlo, di un castello di menzogne... Il progetto, infatti, non ha mai messo in discussione il piazzale panoramico, che resterebbe a disposizione della città. I comunisti, invece, hanno falsato la proposta, presentandola come «la conquista della rocca di Verona da parte degli Stimatini». Di conseguenza, chi è intervenuto in buona fede a difesa di un patrimonio comune dei veronesi, non ha capito di combattere una battaglia inutile, di lottare per qualcosa che nessuno intendeva togliergli.

L’equivoco per i democristiani è tutto qui: i comunisti si sono opposti per motivi politico-ideologici, poiché sono ostili per principio ad ogni iniziativa di tipo religioso e gli altri non hanno capito e li hanno appoggiati. Mentre il dibattito va avanti, il Consiglio comunale decide di non decidere, istituendo una commissione per studiare a fondo il problema. Poi, come è noto, il progetto degli Stimatini non verrà realizzato, ma, dopo cinquant’anni, del destino di Castel San Pietro si discute ancora.

Emanuele Luciani

 

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