ROMA!

“Perdono, Signore, per il mio orgoglio!”.

Anno 1958: adesso posso dire a tutti che ho studiato nella “città eterna”, nella Capitale del mondo!

Frequentavamo la facoltà “Angelicum” che seguiva i principi filosofici di San Tommaso d’Aqui-no. Non ho studiato molto, ma ho ricevuto un’apertura universale. Erano nostri compagni studenti di tutte le nazioni! I monumenti mi trasmisero il sapere storico.

Ho partecipato ai funerali del papa Pio XII; siamo corsi a vedere la fumata bianca per l’elezione di Giovanni XXIII. Con lui partecipammo a vari incontri pastorali.

Nella parrocchia di S. Croce al Flaminio ho imparato un po’ di pastorale. Feci le mie prime omelie. Tutti si complimentavano, ma non sapevano che avevo imparato a memoria le omelie degli altri. Di mio c’era solo l’entusiasmo che ci mettevo.

Feci catechismo ai bambini. Ricordo che un giorno uno di loro mi domandò a cosa serviva il pisellino. Io, rosso, risposi che serviva per fare la pipì. Che psicologia!

Ma non ho smesso di fare catechismo.

Dopo due anni, io e due miei compagni andammo al seminario di Verona. Avevamo preso  il diploma di Baccalaureato. Il mio superiore mi disse: «Avere il diploma di baccalaureato non serve a niente, se non a dar da mangiare alle capre». Il mio orgoglio rimase ferito e immediatamente risposi: «E allora, quelli che non ce l'hanno, che cosa possono fare?»

Proprio così: ben fatto! Io volevo essere migliore degli altri.