Domenica 10 Aprile 1949

Le Palme. I cristiani, pieni di spavento, non vorrebbero nemmeno lasciarmi celebrare. Assistono in cinque o sei. Alle 12 sono di nuovo in Questura; si finisce col parlar di medicine. Il sostituto ha i polmoni intaccati e vuole sentire il mio parere. Calata la sera, alla luce di lampade a mano, vengono a farmi una minuta perquisizione. Vogliono passaporto carta di identità e registri della Missione. 

Lunedì 11 Aprile 1949

La Repubblica, avendo spogliato i cristiani, mi provvede un alloggio pubblico, ma io lo rifiuto perché troppo freddo e malconcio. A sera riesco ad avere passaporto, carta d’identità e registri. 

Martedì 12 Aprile 1949

L'argomento del passaporto popolare è il più forte sulla bocca dei questurini. Intanto io rivedo una buona parte del registro di LAI-YUAN: voglio rifarlo nuovo. A sera, in luogo dell'alloggio in città, me ne viene offerto uno al Nan-Kwan, e per non parere strafottente, devo accettarlo. È un modo come un altro di mettermi al sicuro, per salvare la Repubblica dai possibili complotti notturni. Se io dovessi rimanere ancora presso i cristiani, chissà cosa potrebbe nascere... 

Mercoledì 13 Aprile 1949

A1 mattino, di buon’ora, vengo a dire la santa Messa presso i cristiani, ma poi debbo di nuovo presentarmi in Questura, per nessun motivo all'infuori di quello di fare atto di presenza. Alla sera posso ascoltare un po’ di confessioni in preparazione alla festa di domani. 

Giovedì 14 Aprile 1949

Celebro e poi conservo la SS. Eucarestia, improvvisando una specie di S. Sepolcro. I cristiani lo visitano con devozione e soddisfazione.

Comincio ad occuparmi di matrimoni: ne trovo due di sorelle, ambedue da sanare.

Alla sera passo a dormire in città, presso la Questura: hanno riparato le finestre. 

Venerdì 15 Aprile 1949

Digiuno e preghiere. Bacio del crocifisso. Nel pomeriggio facciamo anche la Via Crucis: tutto in una stanzina ingombra, dove non si può entrare in otto persone. Alla sera vado in Questura per chiedere una stuoia e un po’ di fuoco per il K’ang. È stata una triste idea: subodoro tempesta. 

Sabato 16 Aprile 1949

Niente messa né comunione, sebbene conservi ancora l’Eucarestia. Dopo una adunanza notturna, tutto il quartiere è in moto per sloggiarmi del tutto da presso i cristiani e mettermi in prigione. I cristiani sono costretti a recitare la commedia di essere troppo occupati e di non aver tempo né mezzi per incaricarsi di me, e dopo ciò l’altarino e le altre mie cose vengono trasferite nel carcere di città, da cui non potrò più comunicare in alcun modo con i cristiani. Loro non potranno avvicinarsi in nessun modo e per nessun motivo. Oggi volevo fare i battesimi, invece non se ne fa niente. Addio cristiani! Beato chi è stato svelto a compiere i suoi doveri religiosi. Lo dissi loro più volte di non perdere tempo!